domenica 13 novembre 2016

La meditazione della marmotta

Qualche volta, nelle traversie della vita, utilizziamo la meditazione per trovare uno stato di quiete, per uscire da una condizione di agitazione. Niente di male, perché la tranquillità dell’animo è un bene incalcolabile. E, in ogni caso, la calma è il fondamento di tutto.
Ma non dobbiamo usare la meditazione per ripiegarci su noi stessi e per andare in letargo, così come fanno le marmotte in inverno.
La vera meditazione ha più a che fare con la vitalità che con il torpore. Non dobbiamo né cercare stati di trance, né cadere nell’apatia – due pericoli che si trovano sempre dietro l’angolo.
Quando cadiamo in questi stati, in realtà lo sappiamo, perché la meditazione non si sviluppa più e noi proviamo un senso di insoddisfazione. Non abbiamo ottenuto ciò che cercavamo, ci siamo fermati ad una tappa intermedia.
Chiediamoci allora chi è che prova questa insoddisfazione. Cerchiamo di identificare chi non si sente realizzato. E ripartiamo da lì.

Il nostro obiettivo è capire e vedere le cose.

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