Qualche volta, nelle traversie della vita,
utilizziamo la meditazione per trovare uno stato di quiete, per uscire da una
condizione di agitazione. Niente di male, perché la tranquillità dell’animo è
un bene incalcolabile. E, in ogni caso, la calma è il fondamento di tutto.
Ma non dobbiamo usare la meditazione per
ripiegarci su noi stessi e per andare in letargo, così come fanno le marmotte
in inverno.
La vera meditazione ha più a che fare con la
vitalità che con il torpore. Non dobbiamo né cercare stati di trance, né cadere
nell’apatia – due pericoli che si trovano sempre dietro l’angolo.
Quando cadiamo in questi stati, in realtà lo
sappiamo, perché la meditazione non si sviluppa più e noi proviamo un senso di
insoddisfazione. Non abbiamo ottenuto ciò che cercavamo, ci siamo fermati ad
una tappa intermedia.
Chiediamoci allora chi è che prova questa insoddisfazione. Cerchiamo di identificare chi non si sente realizzato. E ripartiamo
da lì.
Il nostro obiettivo è capire e vedere le cose.
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