Lo psicoanalista Massimo Recalcati, commentando
il film di Paolo Sorrentino The Young
Pope, mette in evidenza come la fede assoluta e teocentrica, gelida e
anti-umanistica, di questo giovane Papa immaginario sia da mettere in relazione
con la sua infanzia da orfano, con il suo abbandono da parte dei genitori.
In sostanza, certe fedi integraliste e rigide,
che mettono Dio al di sopra di tutto, proiettano nell’immagine di Dio il genitore
che non si è avuto.
Dal punto di vista psicologico, si proietta in
cielo ciò che non si è avuto in terra. La nostra
immagine di Dio nasce dunque dalle nostre esperienze infantili.
Ma sorge subito una domanda. Tutte queste
proiezioni che nascono dalle nostre mancanze che cos’hanno a che fare con l’eventuale Dio della realtà?
Evidentemente, nulla.
“Come uno è, così è il suo Dio” diceva Goethe.
Per capire Dio o la trascendenza, dobbiamo
innanzitutto liberarci dalla nostra psicologia. “Dio non è umano” diceva il Tao Te Ching.
Tutto sommato, Dio, come l’immaginiamo noi, è
proprio un prodotto dell’infanzia dell’uomo. E solo l’ateo, colui che si
considera ateo, ha incominciato a liberarsi del pensiero infantile. Come diceva
Meister Eckhart, “preghiamo Dio di liberarci di ogni idea di Dio”.
Crescere è raggiungere l’età del disincanto.
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