Non è un problema che la nostra mente
produca in continuazione pensieri: è la sua funzione naturale. Il problema è
che gran parte di questi pensieri nascono per così dire autonomamente, senza
che ne siamo consapevoli. In sostanza, spesso non siamo noi che pensiamo, ma
siamo posseduti dai pensieri. È come se non fossimo veramente padroni di noi stessi,
è come se fossimo abitati da un estraneo.
La meditazione serve ad affrontare
questo problema. Crea uno spazio di tranquillità e di silenzio dove possiamo
esaminare questi pensieri “estranei” o involontari. Nella calma, infatti, si ha
un rallentamento delle produzione mentale, durante la quale possiamo esaminare
i vari pensieri che si affacciano.
Questo semplice esercizio di
attenzione, favorito magari da tecniche respiratorie, crea uno stacco nella
confusa e frenetica attività mentale e riporta per un po’ il bastone del comando
nelle nostre mani. In tal modo, da una parte, riduciamo stress, agitazione e
automatismi, e, dall’altra, aumentiamo la presenza e la consapevolezza.
Quando la mente viene lasciata a se
stessa, finisce per produrre pensieri amari, rabbiosi o ansiosi, recriminazioni,
rimpianti, ricordi negativi, giudizi di condanna e quindi depressione e
pessimismo.
Quando invece diminuisce la tensione
mentale, riusciamo a renderci conto di quanto l’intero nostro organismo
psico-fisico fosse, a causa di questi pensieri, in preda ad uno stato di
sofferenza.
Il senso di sollievo che proviamo in
una meditazione riuscita ci ridà fiducia, ci toglie un peso opprimente, ci dona
chiarezza mentale ed è una prima esperienza di liberazione.
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