Essendo i prodotti di una lunga
evoluzione naturale, noi siamo molto sensibili alle minacce, ai pericoli, ai
rischi e a tutto ciò che può andar male.
Questo significa che per lo più
abbiamo pensieri negativi. Dobbiamo dunque essere consapevoli della folla di
pensieri tetri e pessimisti, degli stati d’animo depressivi, rabbiosi e
infelici che ci occupano l’animo per la maggior parte del tempo. Alcuni sono
realistici, ma molti altri no.
Il fatto di esserne consapevoli, l’atto
di esserne consapevoli, il momento in cui ne siamo consapevoli, ci fa vedere la
nebbia che ci offusca abitualmente la vista – e ci apre per un attimo un varco.
Questo è già un primo successo della
meditazione come osservazione di sé.
Dobbiamo renderci conto che i
pensieri non sono fatti oggettivi, ma semplici stati mentali, nostre proiezioni,
nostre interpretazioni, di cui ci possiamo liberare ritornando a guardare la
realtà.
Così facendo, usciamo dalla modalità
del pensare per approdare a quella dello sperimentare concretamente.
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