martedì 11 ottobre 2016

La divina commedia

Convincersi che il mondo sia una specie di spettacolo teatrale o di film serve ad impostare l’atteggiamento giusto per affrontare la vita.
Troppo spesso, infatti siamo convinti che l’esistenza sia una questione terribilmente seria, addirittura tragica, in cui ci giochiamo l’anima, l’eternità o la prossima vita. A questa idea ci spingono le religioni che inscenano la vita come un dramma.
Secondo il cristianesimo, per esempio, prima ci sarebbe stata la cacciata dell’uomo dal paradiso terrestre e poi lo stesso Dio avrebbe inscenato una specie di dramma sanguinario in cui il suo inviato sarebbe finito, dopo molte sofferenze, crocifisso.
Una storia tragica, un sacrificio, che avrebbe dovuto riconciliare Dio con gli uomini, ma che non ha risolto, come si può vedere, nessun problema.
Un po’ più di leggerezza non guasterebbe, tenendo conto che il mondo è un gioco di luci e di ombre, senza una vera sostanza. Ogni persona viene al mondo, fa un po’ di strepito, recita la sua parte e poi di colpo se ne va, subito sostituito da altri attori che faranno più o meno le stesse cose.
A guardare lassù, lo spettacolo dev’essere noioso.
Costruire per distruggere sembra l’opera di un bambino che edifica castelli di sabbia in riva al mare o di qualche commediografo che si diverte a far recitare per un po’ personaggi irreali ed evanescenti.
Non è quindi il caso di prendere troppo sul serio questo spettacolo, questo continuo avvicendarsi di nascite e di morti, questa continua presentazione di figurine che appaiono e scompaiono, questa continua sfilata di immagini e di suoni in rapido movimento.
Se consideriamo la vita in questo modo, ci sentiamo più leggeri e sollevati, più rilassati. Per quanto le cose siano serie, sono pur sempre apparenze illusorie.
Un sorriso ci libererà.


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