Quando pensiamo che nessuna cosa
esiste in sé, ma che ogni cosa dipende dalle altre e che quindi non ha un nucleo né solido né
immutabile, potremmo provare un moto di ripulsa.
Ma non riflettiamo mai abbastanza sul
fatto che, se le cose esistessero intrinsecamente, se avessero un nucleo
immobile, niente potrebbe evolversi e cambiare.
Il divenire è possibile proprio
perche tutti i fenomeni non esistono in sé, ma sono interdipendenti.
Se esistessero essenze fisse e
durature, tutto sarebbe immobile, perché immodificabile.
Il creatore dev’essersi posto un bel
dilemma. È
meglio la rigidità cadaverica dell’eternità o una mutevolezza contrassegnata da
nascita, crescita e morte?
Sappiamo che cosa ha scelto.
Ma noi l’abbiamo capito? Siamo pronti
ad essere flessibili e, alla fine, a morire? Apprezziamo abbastanza l’impermanenza
del tutto?
Non credo. Noi vorremmo un
cambiamento eterno, vale a dire una contraddizione in termini.
Diceva Goethe: “La vita è l’invenzione
più bella della natura e la morte è il suo artificio per avere molta vita”.
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