“L’uomo è infelice perché non sa di
essere felice” scriveva lo psicologo Paul Watzlawick. Ma la verità è un po’ più
complessa.
Siamo tutti toccati continuamente da
felicità e infelicità, in un’alternanza incessante. Nessuno viene risparmiato
dal dolore.
La difesa consiste nel crearci una
visione in grado di godere delle cose belle, finché ci sono, e di assorbire gli
inevitabili colpi della vita.
Questa visione deve basarsi su due
punti: comprensione della caducità dell’esistenza (non illudersi di potere
sfuggire alla sofferenza comune) e creazione di una capacità ammortizzatrice.
Da una parte è bene non attaccarsi
alle fortune, alle soddisfazioni e alle gioie della vita (aspettandosi che vada
avanti sempre così) e dall’altra parte non drammatizzare le sconfitte, le
sfortune e le perdite. Dobbiamo aver ben chiaro che tutto si evolve, tutto cambia
e che ogni cosa, dopo essere stata creata,viene disgregata.
Questo significa capire il turbinio
vorticoso di vite e di morti e non legarsi a nulla, ben sapendo che tutto
finirà.
Ciò che conta è in sostanza il nostro
atteggiamento nei confronti della mutevolezza degli eventi, lo stato d’animo
con cui li affrontiamo.
In tal senso, ognuno è padrone di se
stesso e può mantenersi sereno o infelice a seconda dello scudo protettivo che
si è creato.
Lo scudo protettivo è un giusto modo
di pensare e di atteggiarsi.
Nessun commento:
Posta un commento