lunedì 10 ottobre 2016

Lo scudo protettivo

“L’uomo è infelice perché non sa di essere felice” scriveva lo psicologo Paul Watzlawick. Ma la verità è un po’ più complessa.
Siamo tutti toccati continuamente da felicità e infelicità, in un’alternanza incessante. Nessuno viene risparmiato dal dolore.
La difesa consiste nel crearci una visione in grado di godere delle cose belle, finché ci sono, e di assorbire gli inevitabili colpi della vita.
Questa visione deve basarsi su due punti: comprensione della caducità dell’esistenza (non illudersi di potere sfuggire alla sofferenza comune) e creazione di una capacità ammortizzatrice.
Da una parte è bene non attaccarsi alle fortune, alle soddisfazioni e alle gioie della vita (aspettandosi che vada avanti sempre così) e dall’altra parte non drammatizzare le sconfitte, le sfortune e le perdite. Dobbiamo aver ben chiaro che tutto si evolve, tutto cambia e che ogni cosa, dopo essere stata creata,viene disgregata.
Questo significa capire il turbinio vorticoso di vite e di morti e non legarsi a nulla, ben sapendo che tutto finirà.
Ciò che conta è in sostanza il nostro atteggiamento nei confronti della mutevolezza degli eventi, lo stato d’animo con cui li affrontiamo.
In tal senso, ognuno è padrone di se stesso e può mantenersi sereno o infelice a seconda dello scudo protettivo che si è creato.

Lo scudo protettivo è un giusto modo di pensare e di atteggiarsi.

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