Qualche volta pensiamo a che cosa
succederà dopo la morte e ci domandiamo: “Ci sarà una qualche forma di vita o
non ci sarà nulla?” E ci consoliamo così “Se ci sarà una qualche forma di vita,
non potremo che accoglierla. Se non ci sarà nulla, almeno non ci sarà
sofferenza”.
Sembra una risposta serena. Ma ecco
che arrivano le religioni, che ci rovinano il quadro, introducendo l’idea di
premi e punizioni, di paradisi e inferni.
In realtà, paradisi e inferni sono
sempre compresenti e complementari. Non può esserci un paradiso senza che ci
sia un inferno e viceversa. Anche su questa Terra avviene così: si può passare
da uno stato paradisiaco ad uno stato infernale in un batter d’occhio, e sono a
tutti evidenti le disparità tra un destino e l’altro. Qualcuno vive in una
specie di paradiso e qualcun altro in una specie d’inferno. Ma questo può
succedere anche a ciascuno di noi. Non c’è niente che non si trasformi.
Infatti, non esiste stato che sia
durevole e permanente, e i cicli si alternano di continuo.
Ciò vuol dire che, in questa vita o
in qualsiasi aldilà, se ci saranno paradisi e inferni, se ci sarà un’alternanza
di gioie e di dolori, saremo ancora all’interno di un ciclo duale. E, dunque,
non saremo ancora nella trascendenza.
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