C’è ancora gente che crede in una realtà
originaria, esistente in sé e per sé, indipendente dalla nostra mente e dal
filtro del nostro linguaggio.
In realtà sono proprio la mente e il
linguaggio che costituiscono da una parte il soggetto che dice “io” e dall’altra
il mondo dei significati.
Tolta la mente e tolto il linguaggio,
non esiste niente che abbia un significato. Ciò che troviamo è un vuoto.
Questo vuoto, però, non viene vissuto
come qualcosa di sgradevole o di mancante. Al contrario è contrassegnato da un
senso di pace e di gioia. Questa è la scoperta della meditazione del vuoto.
Non dunque deprivazione, ma il contatto
con un vitalissimo campo di possibilità.
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