domenica 30 ottobre 2016

L'inafferrabile

Il soggetto non è mai conoscibile. In certi momenti abbiamo un’intuizione di chi siamo: sappiamo che siamo “quella certa persona” e che non saremo mai niente di diverso. Ma niente di questo può essere veramente detto.
Cogliamo un nucleo di invarianza all’interno di tanti tratti variabili. Uno, nessuno e centomila, d’accordo… ma comunque uno solo, uno nella sua solitudine, nella sua unicità e nella sua permanenza temporanea.
Abbiamo occupato un posticino nell’immenso universo. Però, poco di tutto questo può essere comunicato, perfino a noi stessi.
Il problema è proprio quello della conoscenza e del linguaggio. Noi possiamo essere ciò che siamo, ma non possiamo conoscerlo né dirlo. Il che sembra essere un limite, mentre indica una trascendenza irriducibile al linguaggio, al significato e al concetto.
In tal senso, un soggetto conosciuto, un sé definito, sarebbe un sé morto.

La meditazione non deve dunque essere la ricerca di un significato chiuso, ma il mettersi semplicemente di fronte a se stessi, senza i filtri deformanti della mente umana.

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