L’anomalia, l’anormalità, la malattia
non è non trovare l’io, non capire chi si è, ma credersi un io solido e
compatto, un centro ben definito e monadico, un nucleo di precisa identità.
Perché in realtà noi siamo un insieme, una costellazione di identità
interdipendenti e condizionate, oltretutto in continua evoluzione..
Il sé è sempre qualcosa che sfugge.
Come diceva Lacan, “il vero io non sono mai io.”
Questo non significa che dobbiamo
rinunciare a tentare di conoscerci. Dobbiamo aver sempre presente che colui che
conosce, il conoscente, non è mai il conosciuto.
Per non inseguirci senza costrutto,
come fa il cane che insegue la propria coda, dobbiamo fermarci e rispecchiarci.
Finché scopriremo non chi siamo, ma come siamo.
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