Quando arrivano certi stati d’animo
(rabbia, disperazione, odio, ecc.) è come l’arrivo di un temporale. Si presenta
una forza cui non possiamo resistere, che ci sovrasta e che ci spaventa.
Un gran rumore, uno sbattere di cose,
raffiche di vento, scrosci di pioggia, grandine, lampi, tuoni… poi, raggiunto il
culmine, il temporale diminuisce d’intensità, si calma e infine se ne va.
Ritorna di nuovo il cielo limpido, il
sereno, il silenzio, la pace.
Così sono gli stati d’animo più intensi:
sbucano da uno sfondo buio e minaccioso, scoppiano con violenza, producono un
gran sconquasso… e poi se ne vanno.
Che cosa rimane?
Di nuovo il silenzio e la calma.
Lo stesso è la vita. Un gran rumore,
strepiti, urla, gioie, delusioni, dolori, continue tensioni… e poi tutto se ne
va. E che cosa rimane?
Di nuovo il silenzio. Guardate il volto
di un morto. Non c’è più la tensione che lo aveva animato. E che cosa rimane?
La distensione, il riposo, la pace, il silenzio.
Ma anche da vivi possiamo ritrovare
questo silenzio, questa pace. È il nostro sé più profondo, quello che è al di
là delle agitazioni dell’esistenza. C’è prima e ci sarà dopo.
È come lo sfondo su cui si svolgono le
nostre vicende. Le cose vanno e vengono, gli stati d’animo si avvicendano,
tutto cambia.
Ma non lo sfondo, che è silenzio e calma.
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