mercoledì 3 febbraio 2016

L'osservatore e il distacco spirituale

Quando odiamo qualcuno, tutto il nostro essere è impregnato di questo stato d’animo. Ne siamo letteralmente invasi e ne diventiamo schiavi. La mente e il corpo sono impegnati a odiare e non possiamo liberarci di questa morsa.
Ma lo stesso avviene con l’amore. Anche quando amiamo qualcuno siamo posseduti da questo stato d’animo. Sarà magari piacevole, ma ne siamo comunque schiavi.
In meditazione cerchiamo la liberazione da simili schemi di reazione. Che cosa possiamo fare? Rinunciare a provare sentimenti? Sembra piuttosto squallido: è come rinunciare alla vita.
La soluzione consiste allora nell’assumere un assetto spirituale in cui il sé osserva tutto questo scenario dell’ego, restandone però distaccato.
Mentre l’ego pena o si esalta, il sé rimane tranquillo e limpido.

Come diceva Hui Neng, “la vera assenza di pensiero è pensare a tutte le cose senza farsene condizionare.”Da una parte l’ego che vive e partecipa, e dall’altra il sé che osserva tutto come uno spettatore.

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