In sostanza le religioni ti dicono: “Se
sei buono, se ti comporti bene, una volta morto, ci sarà un Dio che ti
premierà; se sei cattivo, se ti comporti male, lo stesso Dio che ti punirà”. Il
nostro destino è affidato ad un giudizio esterno.
Tra l’altro, la cosa principale è la
sottomissione e l’ubbidienza alla presunta volontà di questo Dio e alle sue
varie interpretazioni umane.
Però esiste un’altra possibilità. Che
Dio non sia qualcosa di esterno a te, ma la tua stessa consapevolezza, che si è
in qualche modo alienata.
Nel primo caso resti sempre separato e
non importa se capisci o non capisci. Nel secondo cerchi la reintegrazione con
te stesso, con l’essere, da cui ti eri diviso, comprendendo l’unità del tutto.
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