Le religioni tradizionali si servono
dell’idea di un giudizio ultraterreno per indurre i fedeli ad un comportamento
morale.
Ma non tutti credono ad un’altra vita e
a una giustizia divina: perché allora dovrebbero comportarsi bene?
In realtà non c’è bisogno dello
spauracchio della punizione ultraterrena.
Ciò che conta è che un comportamento
corretto dona serenità e tranquillità – due beni che non hanno prezzo in questo
mondo.
C’è qualcosa dentro di noi che dà già un
giudizio, e, se noi proviamo disarmonia, disagio o senso di colpa, soffriamo di
ansia, di paura e di infelicità.
Al di là di quel che crediamo o meno,
poiché viviamo in una rete di interdipendenza e di interrelazione, ogni azione
ha ripercussioni infinite, su noi stessi e sugli altri. E, se noi ci sentiamo
in un certo modo, questo è già l’effetto di tante circostanze.
Ogni cosa, infatti, in un dato momento e
in un dato spazio, è sia effetto sia causa. Se ci sarà un’altra vita, questa
sarà l’effetto delle nostre azioni. Ma già in questa vita, tutto è effetto di
azioni, nostre e altrui.
Data la complessità della rete, non
sempre è evidente il rapporto di causa ed effetto; ma per chi sa vedere, per
chi allarga gli orizzonti mentali, c’è sempre.
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