Non siamo abituati alla libertà. Siamo
come cani senza padrone. Assomigliamo a quel pappagallo cui il padrone aveva
insegnato a ripetere: “Voglio essere libero! Voglio essere libero!”
Un giorno qualcuno, passando da lì e
sentendo quella frase, pensò di esaudire il desiderio del pappagallo e gli aprì
la gabbia.
Ma il pappagallo era così intento a
gridare: “Voglio essere libero! Voglio essere libero!” che non si accorse che
lo sportello della gabbia era aperto.
O forse se ne era accorto, ma si era
così assuefatto a stare in prigione che non ebbe il coraggio di volare via.
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