Va benissimo seguire una
qualunque tecnica di meditazione. Perché l’abitudine e l’allenamento a trovare
uno stato di quiete, senza pensieri e preoccupazioni, aiutano a raggiungere
l’obiettivo. Ma siamo ancora nelle attività della mente e della volontà. Noi
pratichiamo la meditazione con il proposito di ottenere qualcosa – qualcosa che
di solito immaginiamo come una condizione straordinaria, piena di gioia e di
pace, magari con qualche effetto o potere speciali. E tutto questo può
avvenire.
Però, la meditazione più
profonda è sedere senza scopo, senza obiettivo. In tal senso è la spontaneità
più completa.
Finché siamo noi che
meditiamo, che “facciamo” meditazione, compiamo uno sforzo. Non abbiamo una
vera mente vuota.
Verrà un giorno in cui ci
siederemo senza secondi fini, senza neppure accorgerci di star meditando. E,
quel giorno, la meditazione accadrà.
Del resto, in qualunque
gioco o sport, si raggiunge l’eccellenza quando ci si dimentica della tecnica e
si agisce spontaneamente.
Perfetto l 'esempio dello sport: lo si compie spontaneamente quasi in automatico però. .. ci si diverte! Che sia questo l'ago della bussola da seguire anche nelle pratiche meditative? Non solo non ci si deve forzare , ma si deve anche veder nascere gioia e passione giocosa?
RispondiEliminaOvviamente, non si medita per soffrire, ma per combattere la sofferenza e trovare la gioia. Anzi, la gioia è il segno che si medita bene.
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