Stress significa sofferenza – una
sofferenza che dipende dalle troppe cose da fare, dall’ansia, dall’attività
incontrollabile della mente.
Essendo un disturbo di natura mentale,
il rimedio consiste in un intervento mentale, in un’operazione che si può
chiamare meditazione, ma che è solo la sua anticamera. Dato che lo stress è
provocato da un uso spropositato delle preoccupazioni e quindi della mente,
riuscire a rallentare queste attività è indispensabile.
Per prima cosa bisogna dunque far
diminuire l’affollamento e la confusione mentale. Un metodo efficace è quello
ripetere mentalmente un mantra, ossia una parola che abbia un significato
rilassante, come “pace” o “calma”. È necessario però farlo con una certa
continuità, per esempio per un quarto d’ora. A questo proposito si può usare un
contaminuti.
Un secondo metodo è consiste nel seguire
il respiro, anche questo per 15-20 minuti. Si può ripetere mentalmente
“inspirazione” ed “espirazione”, oppure “dentro” e “fuori”, oppure si possono
contare le inspirazioni o le espirazioni. In ogni caso, è meglio non forzare il
ritmo naturale, se non per espirare profondamente all’inizio.
Un terzo metodo è il rilassamento
muscolare. Stendersi o sedersi e passare in rivista mentalmente i muscoli,
dalla testa ai piedi, cercando di rilassare quelli che percepiamo contratti.
Un quarto metodo è quello di schiacciare
un pisolino, il che porta naturalmente ad un rilassamento dei muscoli e alla
scomparsa dei pensieri. Se dormiamo senza pensare e senza sognare, entriamo in
uno stato di profondo riposo. Molto importanti sono le fasi immediatamente
prima dell’addormentamento e immediatamente dopo.
Si tratta di operazioni volte a ridurre
le attività mentali e la tensione psicofisica, generatrici di stress.
La meditazione vera e propria, però, non
è un’attività della mente. È ciò che avviene quando non c’è mente, per esempio
tra un pensiero e l’altro o nel sonno profondo senza sogni. È raggiungere un
silenzio consapevole che è nello stesso tempo una purificazione e una
vivificazione. Non è insomma un vuoto o un nulla, ma qualcosa di simile al
silenzio, alla pausa tra una nota e l’altra nella musica – che è il fondamento
del tessuto musicale.
Una volta raggiunta la quiete, la
concentrazione e la chiarezza mentale, le pratiche avanzate di meditazione
consistono nell’identificare o riconoscere l’essere più profondo, quello che si
chiama anche sé o consapevolezza. Essendo prima e al di là della mente
dualistica, questo essere o sé ha una natura paradossale: per esempio, è
contemporaneamente dentro e fuori, personale e impersonale, individuale e
cosmico.
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