Quando abbiamo problemi
gravi e non riusciamo a risolverli, ci viene in mente il concetto di Dio, ossia
l’idea di un creatore che possiede tutti i poteri. Lo pensiamo, lo immaginiamo,
lo creiamo e poi ci rivolgiamo a lui. Per poterlo interpellare, lo pensiamo
come una specie di persona, con cui si possa dialogare e trattare. Così nasce l’idea
di Dio.
Ma, poiché Dio non è una
persona, ne una qualsiasi entità, nessuno ci risponde, nessuno ci aiuta, e,
prima o poi, rimaniamo delusi.
Però l’errore lo abbiamo
compiuto noi.
L’errore consiste, primo,
nell’aver concepito un simile Dio e, secondo, nell’aver chiesto qualcosa che
non è nel nostro destino.
Poiché Dio è il tutto
impersonale, non otterremo quel che vogliamo finché la nostra volontà non
coinciderà con la sua.
Che cosa vuole il tutto da
me? Con quale missione mi ha posto in essere? Queste sono le domande che ci
dobbiamo porre se vogliamo uscire dal nostro piccolo individualismo e capire
qualcosa del nostro destino, del nostro scopo, della nostra funzione e del
posto che ci spetta nell’ordine cosmico.
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