Di solito siamo totalmente
coinvolti in ciò che facciamo e non ci poniamo problemi sulla nostra identità
Poi, se abbiamo tempo,
fortuna e capacità di riflessione, incominciamo a trasformarci: osserviamo noi
stessi in rapporto agli altri, prendiamo le distanze da ciò che viviamo e
incominciamo a vederci come attori di una sceneggiatura scritta da chissà chi.
Ma noi chi siamo veramente?
Indagando più a fondo,
diventiamo testimoni sempre più distaccati, veri e propri ricercatori
spirituali. A poco a poco ci rendiamo conto che non siamo soltanto
agenti-attori, coloro che “fanno” una data esperienza, ma anche testimoni di
avvenimenti che sono messi in moto dal processo universale.
Nel diventare osservatori di
questo processo, non siamo più semplici menti pensanti che paragonano,
giudicano e si identificano con l’io che vive queste esperienze, ma siamo
qualcosa che va oltre l’individuo, testimoni impersonali.
Se l’io si arrabbia, il
testimone ne prende nota e fa svanire la rabbia. Se la mente è in preda a
fantasie, il testimone ne prende nota e le fa svanire.
Il testimone sta sempre un
passo indietro e non si fa coinvolgere.
Questo nuovo centro di
consapevolezza comprende molte cose e, soprattutto, capisce di non appartenere
più al mondo fenomenico e condizionato.
Siamo entrati nel campo
dello spirito, che, dopo essersi individuato in un io, in un organismo
psico-fisico, cerca ora di affrancarsene.
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