Quando parliamo dell’io in
termini negativi, sembra che vogliamo eliminarlo o combatterlo come un nemico.
Ma non è questo l’atteggiamento giusto.
L’io è certamente fonte di
egoismo, di parzialità, di illusione, di arroganza e di limitazione. Ma è una
funzione indispensabile alla vita in questo mondo.
Si può far molto, comunque,
per uscire dall’individualismo e dall’egocentrismo, ed assumere una posizione
di più ampie vedute. Si tratta innanzitutto di essere consapevoli dei nostri
peggiori difetti.
Si può vedere non il singolo
fatterello isolato, ma l’insieme delle cose – avvicinandoci così ad una visione
il più possibile imparziale ed ampia.
È vero che la Totalità si è
dovuta limitare per diventare una molteplicità di io. Ma è anche vero che l’io
è una fioritura, un prodigio, un’evoluzione della Totalità, non una
degenerazione. La coscienza limitata dell’io è pur sempre una scintilla della
coscienza universale.
L’io non va dunque
combattuto o punito, così come facevano certi santi che lottavano sia contro le
naturali esigenze del corpo sia contro le migliori espressioni dell’io. Il
problema non è quello di conculcare la nostra piccola luce, ma di espanderla il
più possibile nei suoi aspetti migliori... ossia nello sviluppo stesso della
coscienza.
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