domenica 30 novembre 2014

La predestinazione: sliding doors

Se affermiamo che ogni nostra scelta è preordinata e predestinata, qualcuno dirà che così non c’è il minimo spazio per il libero arbitrio e per la responsabilità.
Ma il punto è che non possiamo sapere quale sia il nostro destino. Di fronte ad un bivio, non sappiamo se sia giusto prendere a destra o a sinistra, non sappiamo che cosa ci sia predestinato. E dunque dobbiamo far ricorso, comunque, alla nostra sensibilità, alla nostra ragione e alla nostra intuizione. E ciò che riteniamo sia il libro arbitrio.

Paradossalmente è la nostra ignoranza che ci permette una scelta apparente. Se conoscessimo tutte le possibili mosse e combinazioni di quel gioco che è la vita, sapremmo sempre dove andare – e quindi non ci sarebbe scelta.

Le contraddizioni dell'io

Vorremmo essere agenti dell’azione, vorremmo essere corpi solidi. Invece siamo solo schemi di energia vibrante.
L’io vorrebbe l’illuminazione. Ma fa di tutto per non averla. Perché sa che, per realizzarla, dovrebbe sparire. E l’io non vuole suicidarsi. Perfetta contraddizione.

D’altronde, questo è l’uomo: una perfetta contraddizione. Vuole e non vuole nello stesso tempo.

Padroni del nostro destino?

L’uomo non ha nessun controllo né sui propri pensieri né sulle proprie emozioni. Non ha quindi nessun controllo sul proprio comportamento. Il mondo va così come va perché è fatto per andare così come va.
Eppure l’uomo avrebbe l’intelligenza per capire. Tutti i saggi e gli illuminati del mondo ripetono da millenni che la soluzione d’ogni problema sta nell’amore e nelle fratellanza universale. Ma nessuno li ascolta. E gli individui continuano a lottare, a competere e a farsi la guerra. C’è un istinto che è più forte di tutto.
L’uomo vuole credere di essere dotato di libero arbitrio. Ma le sue azioni sono semplici reazioni, e i suoi pensieri e i suoi sentimenti sono eterodiretti.
Non siamo noi a possedere la coscienza, è la coscienza che possiede noi. Non siamo noi a far nascere pensieri ed emozioni. Siamo come computer: non possiamo agire in modo difforme dal programma. Dunque, il vero responsabile è l’autore del programma.

Se non si è consapevoli di questo dato di fatto, siamo semplici marionette guidate da mani sconosciute, da un condizionamento che precostituisce ogni nostra scelta. Se ne diventiamo consapevoli, proveremo un senso di liberazione (dall’idea orgogliosa di essere noi gli autori delle nostre azioni) e vivremo con un altro stato d’animo.

La Grande Meretrice

Papa Francesco parla bene, ma la Chiesa razzola male.
Gli ultimi dati della Corte dei conti ci dicono che l’otto per mille ha fruttato alla Chiesa più di un miliardo di euro, cui vanno aggiunti i soldi spesi per gli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche e i finanziamenti agli oratori, alle scuole cattoliche e ad altre attività. Una cifra enorme che non ha confronti in Europa e che, nonostante si tagli su tutto, è in continua espansione. Uno spreco forsennato di denaro pubblico, sottratto al controllo dello Stato e ripartito secondo una legge iniqua. Infatti, coloro che scelgono la Chiesa cattolica sono solo il 37,9% mentre alla Chiesa viene assegnata un quota dell’82,2%. Insomma, siamo ad un meccanismo truffaldino… tanto per cambiare.
Finché la Chiesa non risolve il problema del proprio finanziamento, finché grava sulle spalle dei cittadini italiani, anche di quelli che non la scelgono, non ha nessuna autorità morale per fare la morale agli altri.
Oltretutto, vista la preponderanza e la continua ingerenza del cattolicesimo nelle vicende italiane, visto il gran numero di preti e di insegnanti di religione, viste le continue apparizioni nelle televisioni e nelle radio statali del Papa, dei vescovi e di tanti religiosi, dovremmo essere il paese più morale dell’Europa. E, invece, siamo il più corrotto.

C’è qualcosa che non torna mai. I soldi spesi per la Chiesa non servono a creare un paese più onesto, ma a comprare il voto dei cattolici. Ecco perché i vari governanti non dicono mai nulla su questo scaldalo dei fondi regalati con gran sacrificio alla Chiesa. E la Chiesa che esempio dà? Quello di una qualunque meretrice che si fa pagare per i servizi offerti.

sabato 29 novembre 2014

La meraviglia

Quando ci si meraviglia, nel vero senso della parola, perché per esempio ci si trova di fronte ad un panorama, una persona, uno spettacolo, un’opera d’arte, ecc., non capiamo che cosa ci è successo. Abbiamo vissuto uno stato di rapimento, ci siamo dimenticati per un po’ del nostro io e dei nostri pensieri abituali.
Questo senso di meraviglia gioiosa è legato alle esperienze di satori e di samadhi. È una specie di trance che ci trasporta altrove e ci fa uscire da noi stessi.
Succede anche nell’amore.
Il problema  è che noi vorremmo ripetere l’esperienza. Ma più la inseguiamo, più si allontana.

Il fatto è che, se parliamo di una simile esperienza, e cerchiamo di esprimerla, comunicarla o “comprenderla” noi stessi, dobbiamo usare parole e concetti che la tradiscono.

La ricerca intellettuale

Quando diciamo che, per meditare, occorre sospendere la comune attività mentale (pensieri, immagini, ricordi, ecc.) non vogliamo dire che non servono gli strumenti intellettuali.
All’inizio, per intraprendere la pratica, è necessaria una grande capacità intellettuale – sì,la capacità di comprendere che ciò che cerchiamo è al di là della mente abituale.
Ramana Maharsi sosteneva che “il pensiero non è la vera natura dell’uomo.”

Intendeva dire che il pensiero razionale e dualistico, per conoscere, deve isolare, dividere, e contrapporre e, quindi, allontana da sé ciò che cerchiamo – un’esperienza di unità.

venerdì 28 novembre 2014

La cultura dell'amore

Tutti questi uomini che uccidono le donne dicono che lo fanno per amore. Ma nessuno ha mai spiegato loro che cosa sia l’amore.
Essi semplicemente pensano: “Questa donna è mia e non può essere di nessun altro”. Credono che quelle donne siano state create per loro, in funzione loro. Non sono nemmeno sfiorati dal sospetto che abbiano altre funzioni.
Sono l’egocentrismo personificato. Riferiscono tutto a se stessi.
Nessuno ha insegnato loro a guardare le cose da un punto di vista impersonale, a prescindere dai loro miserevoli interessi. Non vedono niente al di là del loro asfittico mondo individuale.

Non serve a nulla parlare di amore se non si insegna il distacco da sé.

La logica di Dio

Ognuno è stato posto in essere per svolgere una determinata funzione, per quanto piccola possa essere. Ma non è facile scoprirla. Dobbiamo infatti uscire dalla nostra logica limitata e dai nostri interessi personali. Insomma, dobbiamo fare il vuoto mentale, il vuoto dell’ego.
Solo se scopriremo la nostra funzione e chiederemo qualcosa che sia in armonia con essa, potremo ottenerlo.
Anche Gesù, che pure compiva miracoli, chiese che gli venisse allontanato “l’amaro calice”. Ma non fu esaudito, perché la sua funzione era già stata assolta. Un Dio Padre, un Dio Persona, lo avrebbe salvato.


La nascita di Dio

Quando abbiamo problemi gravi e non riusciamo a risolverli, ci viene in mente il concetto di Dio, ossia l’idea di un creatore che possiede tutti i poteri. Lo pensiamo, lo immaginiamo, lo creiamo e poi ci rivolgiamo a lui. Per poterlo interpellare, lo pensiamo come una specie di persona, con cui si possa dialogare e trattare. Così nasce l’idea di Dio.
Ma, poiché Dio non è una persona, ne una qualsiasi entità, nessuno ci risponde, nessuno ci aiuta, e, prima o poi, rimaniamo delusi.
Però l’errore lo abbiamo compiuto noi.
L’errore consiste, primo, nell’aver concepito un simile Dio e, secondo, nell’aver chiesto qualcosa che non è nel nostro destino.
Poiché Dio è il tutto impersonale, non otterremo quel che vogliamo finché la nostra volontà non coinciderà con la sua.
Che cosa vuole il tutto da me? Con quale missione mi ha posto in essere? Queste sono le domande che ci dobbiamo porre se vogliamo uscire dal nostro piccolo individualismo e capire qualcosa del nostro destino, del nostro scopo, della nostra funzione e del posto che ci spetta nell’ordine cosmico.


Sonno e morte

Quando siamo molto stanchi ed abbiamo esaurito le nostre energie, aneliamo al sonno. Quando siamo molto vecchi e abbiamo esaurito le nostre energie, aneliamo alla morte. Non possiamo farne a meno: è nella nostra natura.
Si tratta di bisogni innati, fisiologici ma anche spirituali. È la ricerca della fonte più profonda, di ciò che precede ogni manifestazione, la coscienza e l’essere stesso.

È il ritorno a ciò da cui siamo usciti. Lì ci riposiamo, attingiamo nuove energie e, ad un certo punto, siamo pronti a risvegliarci o ad assumere una nuova manifestazione. Ma non siamo più noi che dirigiamo la danza. È la volontà impersonale del tutto.

giovedì 27 novembre 2014

Le decisioni

Crediamo di essere noi a decidere di respirare? Crediamo di essere noi a decidere di dormire? Crediamo di essere a noi a decidere di provare gioia o dolore? Crediamo di essere noi a decidere di innamorarci? Crediamo di essere noi a decidere il risveglio spirituale?

Siamo noi a creare queste situazioni, oppure le cose accadono in conseguenza dell’interrelazione di innumerevoli processi? C'è una mente - e non è la nostra - che guida il tutto.
E' una grande mente impersonale che crea per distruggere e distrugge per creare.

Il bisogno spirituale

Il bisogno di cercare la nostra natura ultima da dove viene?
Crediamo che ci sia stata una decisione cosciente e razionale? Ci ricordiamo quando e come l’abbiamo presa?
O ci sono state situazioni, eventi e persone che hanno fatto nascere e crescere in noi questo bisogno?
È l’Universo che ci ha portati fin lì, non la nostra volontà.
La nostra ricerca e il nostro risveglio sono il frutto del lavoro del Tutto.


Il controllo delle cose


Se crediamo di trovare sicurezza, se crediamo di essere noi ad esercitare il controllo, se crediamo di essere noi a volere le cose, ci illudiamo.
La vita cambia continuamente. Nessuno ha il controllo di niente, neanche l’uomo più potente del mondo.
La realtà è un processo impersonale che avviene perché deve avvenire. Non c’è nessun io che “voglia”. E, in ogni caso, i risultati non sono in nostro potere.
Non siamo neppure noi a vivere la nostra vita. In realtà, la nostra vita è vissuta impersonalmente; poi noi crediamo che ci sia un io.
Questo non significa rinunciare ad ogni volontà personale e arrenderci fatalisticamente, ma capire come ogni nostra decisione, ogni nostra scelta, avvenga all’interno di un flusso o di un processo complessivo.

Ecco l’ottica da adottare.

Tutto passa

“Anche questa passerà…” ecco una considerazione che ci può essere utile in ogni circostanza.
Se si tratta di una cosa brutta, la frase ci consolerà e ci aiuterà ad andare avanti.
Se si tratta di una cosa bella, ci aiuterà a non illuderci che possa durare per sempre.
Se si tratta della vita stessa, bella o brutta che sia… anche questa passerà.

Né illusioni né delusioni, né esaltazioni né disperazioni. “Anche questa passerà…”

Vincere l'ansia

Crediamo di essere noi ad agire. Questa è la convinzione di fondo: ciò che faccio l’ho deciso io, e io ne sono responsabile.
Ma la verità è che la nostra volontà e la nostra responsabilità sono limitate. Non siamo noi ad agire. Le azioni non sono nostre. Perché l’io è una semplice ombra, una rotella dell’ingranaggio.
Dobbiamo disidentificarci da questa convinzione. Le “nostre” azioni sono azioni del Tutto.
Le azioni accadono.
Questa nuova prospettiva placa l’ansia.

Se una cosa deve accadere, accadrà, che tu lo voglia o no.

Il mondo è reale?

Dobbiamo arrivare a vedere le varie manifestazioni della realtà come immagini o proiezioni, come ombre.

L’ombra è sì qualcosa di reale. Ma esiste in quanto proiezione di qualcos’altro, e in tal senso è irreale.

Lo scopo della meditazione

Potremmo dire che lo scopo della meditazione è farci passare da una coscienza personale, dall’identificazione con un io, alla Coscienza universale, che è il Testimone ultimo. Dall’entità individuale all’Essere cosmico. Vedere che dietro tutte le differenze e gli individui, dietro tutte le manifestazioni, esiste una Realtà unitaria, sovrapersonale, in cui non c’è più il senso dell’io.

Più che cercare soluzioni alle eterne domande (“Chi sono? Esiste Dio? Esiste l’anima? ecc.”), dovremmo cercare delle dissoluzioni, ossia lo scioglimento di domande che non hanno risposta in quanto sono semplici paradossi mentali.

mercoledì 26 novembre 2014

Preti e medici

Preti e medici hanno questo in comune: che sfruttano la sofferenza umana per far soldi. Mentre però i medici qualche volta ci aiutano a guarire, e quindi sono utili, i preti spacciano illusioni che confondono ancora di più.

Medici del corpo e medici dell’anima dovrebbero farci guarire. Ma talvolta ci danno medicine che sono peggiori del male – e ci fanno morire.

La meditazione del testimone


Di solito siamo totalmente coinvolti in ciò che facciamo e non ci poniamo problemi sulla nostra identità
Poi, se abbiamo tempo, fortuna e capacità di riflessione, incominciamo a trasformarci: osserviamo noi stessi in rapporto agli altri, prendiamo le distanze da ciò che viviamo e incominciamo a vederci come attori di una sceneggiatura scritta da chissà chi. Ma noi chi siamo veramente?
Indagando più a fondo, diventiamo testimoni sempre più distaccati, veri e propri ricercatori spirituali. A poco a poco ci rendiamo conto che non siamo soltanto agenti-attori, coloro che “fanno” una data esperienza, ma anche testimoni di avvenimenti che sono messi in moto dal processo universale.
Nel diventare osservatori di questo processo, non siamo più semplici menti pensanti che paragonano, giudicano e si identificano con l’io che vive queste esperienze, ma siamo qualcosa che va oltre l’individuo, testimoni impersonali.
Se l’io si arrabbia, il testimone ne prende nota e fa svanire la rabbia. Se la mente è in preda a fantasie, il testimone ne prende nota e le fa svanire.
Il testimone sta sempre un passo indietro e non si fa coinvolgere.
Questo nuovo centro di consapevolezza comprende molte cose e, soprattutto, capisce di non appartenere più al mondo fenomenico e condizionato.

Siamo entrati nel campo dello spirito, che, dopo essersi individuato in un io, in un organismo psico-fisico, cerca ora di affrancarsene.

martedì 25 novembre 2014

Tecniche e spontaneità

Va benissimo seguire una qualunque tecnica di meditazione. Perché l’abitudine e l’allenamento a trovare uno stato di quiete, senza pensieri e preoccupazioni, aiutano a raggiungere l’obiettivo. Ma siamo ancora nelle attività della mente e della volontà. Noi pratichiamo la meditazione con il proposito di ottenere qualcosa – qualcosa che di solito immaginiamo come una condizione straordinaria, piena di gioia e di pace, magari con qualche effetto o potere speciali. E tutto questo può avvenire.
Però, la meditazione più profonda è sedere senza scopo, senza obiettivo. In tal senso è la spontaneità più completa.
Finché siamo noi che meditiamo, che “facciamo” meditazione, compiamo uno sforzo. Non abbiamo una vera mente vuota.
Verrà un giorno in cui ci siederemo senza secondi fini, senza neppure accorgerci di star meditando. E, quel giorno, la meditazione accadrà.

Del resto, in qualunque gioco o sport, si raggiunge l’eccellenza quando ci si dimentica della tecnica e si agisce spontaneamente.

lunedì 24 novembre 2014

La religione nelle scuole

L’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche è una forma di indottrinamento che lo Stato sostiene e finanzia. Solo nei paesi musulmani o in Israele c’è una tale commistione tra religione e Stato.
Perché mai insegnare la religione nelle scuole?
Si dirà: perché gli italiani sono per la maggior parte cattolici. Ma gli italiani sono per la maggior parte cattolici proprio perché sono stati a lungo indottrinati in questo modo, con le buone e con le cattive. In passato, chi non era cattolico veniva semplicemente eliminato.
Questo indottrinamento non ha permesso la formazione di una coscienza autosufficiente, di un’autonomia di giudizio in campo religioso.
Comunque la si metta, la scuola pubblica dovrebbe educare a farsi una propria opinione e a compiere scelte personali, non dovrebbe indottrinare.
Già, ma in Italia si vuole proprio precostituire la scelta, impedire che ognuno pensi con la propria testa.


La laicità dello Stato

Sappiamo che la laicità dello Stato viene sistematicamente violata nelle scuola pubblica, dove si fa di tutto per inculcare nella mente dei giovani i valori cattolici. E solo quelli.
Tra le credenze più perniciose c’è l’idea che ci si debba sottomettere a qualcuno che sa tutto e che ha la bacchetta magica per risolvere ogni problema.
In tal modo, l’italiota non è mai autonomo, non sviluppa una ricerca religiosa personale ed è convinto di dover sempre essere diretto da qualcuno. È lo schiavo ideale, rassegnato.
Sarà per questo che nessun governo ha mai tentato di riaffermare la laicità dello Stato ed anzi tutti si appoggiano alla Chiesa.

La Chiesa porge allo Stato su un piatto d’argento una massa di pecoroni che non si ribellano mai. E lo Stato finanzia.

Le leggi di Dio

Molti si illudono ancora che Dio possa essere pensato e definito con la stessa mente che si occupa della lista della spesa. Ma, se questo fosse possibile, se Dio rientrasse nelle nostre categorie, sarebbe un ben misera cosa, sarebbe una specie di padroncino divino, un idolo – ciò che appunto è nelle religioni. Un dittatorello che sputa sentenze e impone comandamenti, premi, castighi e leggi.
Invece, le vere leggi di Dio sono quelle della natura – alcune buone, altre spietate.

Quando gli uomini danno definizioni di Dio, state pur tranquilli che lo fanno per sfruttare la religione.

Menti illuminate

Dobbiamo uscire dalle mitologie e dalle idealizzazioni, anche da quella dell’illuminato.
L’illuminato non è colui che, in un’esplosione di luce, vede tutto e capisce tutto.
Una mente può essere più o meno illuminata, può vedere più o meno cose. Alcune le capisce, altre no.
Ma nessuno è onnisciente e infallibile. Lasciamo queste idee alle religioni che vivono di miti, non di cose reali.
Senza contare che, quando ci si esprime a parole, si rientra inevitabilmente nel mondo delle convenzioni e dei condizionamenti che non permettono di scendere in profondità.


Il vuoto mentale

Quando parliamo di “fare il vuoto mentale”, molti credono che si tratti di diventare dei deficienti.
In realtà, noi già viviamo eventi e splendide intuizioni in cui la mente razionale ed egoica è assente; e ci sentiamo quasi illuminati. Per esempio, quando ci sentiamo uniti alla natura o sentiamo che facciamo parte di un tutto interconnesso.
Sono momenti di più profonda comprensione, non momenti di vacua stupidità. Momenti in cui scompare l’idea di essere un agente individuale. Momenti di dilatazione dei confini egoici.

In quelle esperienze capiamo molte più cose di quando utilizziamo la mente separatrice e calcolatrice.

La nascita della coscienza

Poiché ci siamo evoluti da forme di vita molto primitive (scimmie o simil-scimmie), i primi ominidi erano completamente impegnati in attività per la sopravvivenza: cacciare, pescare, accoppiarsi, esplorare l’ambiente, combattere, difendersi, ripararsi, ecc.
Ma un bel giorno qualcuno volse l’attenzione all’interno e incominciò a domandarsi: “Chi sono io? Che ci faccio qui? Come finirò?...” Insomma nacque la ricerca del senso della vita.
Questo fu possibile solo quando si cessò di guardare solo all’esterno e ci si mise a guardare anche interiormente.

E come l’esplorazione dell’ambiente esterno continua ancora oggi, espandendosi allo spazio, così l’esplorazione dell’ambiente interiore è solo all’inizio e sta scoprendo un universo altrettanto grande e misterioso.

domenica 23 novembre 2014

La parola "Dio"


Non sono contrario all’uso della parola “Dio”, purché la si intenda bene e, soprattutto, non la si colleghi a qualche religione.
La parola “Dio” è stata talmente sputtanata dalle grandi religioni storiche, è stata talmente sfruttata per promuovere guerre, persecuzioni, divisioni, odi, autoritarismi, proselitismi, potere e guadagni che, oggi, chi è consapevole di tutto ciò si vergogna ad usarla.
Credere o non credere in Dio non significa niente finché non si precisa a quale immagine di Dio ci si riferisca.
Qualcuno può dire di essere ateo ed essere molto più religioso di tanti preti. E qualcun altro può dire di credere in Dio ed essere un individuo profondamente empio.
Se per Dio intendiamo ciò che è infinito ed eterno, ciò che lega le cose (da cui il termine “religione”), il tutto, l’insieme, l’uno, niente da eccepire. Ma guai a volerlo definire con le nostre categorie e soprattutto con i nostri interessi. Guai a colui che dice: “Io so che cos’è Dio e che cosa vuole per noi”. Guai a colui che afferma che Dio ha voluto fondare una religione (la sua, ovviamente) o inviare profeti, salvatori, figli o nipoti (ridicolo).
Non possiamo neppure sostenere che Dio sia solo bene e amore, perché nella Totalità c’è proprio di tutto, compreso il male e l’odio.
Non appena diciamo che Dio vuole il nostro bene come un buon padre (antropoformismo), ecco che pensiamo ai bambini che nascono minorati o alle persone (magari buone, magari senza colpa) che vengono colpite da terribili malattie. Chi avrebbe creato il male? Un anti-dio, Satana? Sciocchezze infantili (manicheismo).
Gli orientali se la cavano sostenendo che esiste un karma: spiegazione logica, ma che non chiarisce quando e perché nasca questo accumulo di meriti e di demeriti.
In realtà, in Dio convivono tutti gli opposti, tutte le contraddizioni (coincidentia oppositorum). E, quindi, l’unica cosa che riusciamo a capire è che Dio è al di là dei nostri concetti di bene e di male, di giusto e di ingiusto, di inizio e di fine.
È la mente umana che applica le sue categorie di bene e di male, di giusto e di ingiusto, di fine e di principio, di nascita e di morte. Perché ha una struttura dualistica, perché, per conoscere, deve dividere e contrapporre.
Allora, prima di parlare di Dio, dobbiamo analizzare i nostri strumenti conoscitivi - e scoprire che sono inadatti, troppo limitati, incapaci di cogliere l’unità degli opposti e del tutto. La verità è che di Dio non possiamo dire proprio niente e che le nostre teologie valgono poco – pretese di un bambino che vorrebbe parlare da adulto.
Ecco perché dobbiamo svuotare la mente da ogni concetto, da ogni immagine antropomorfa (Dio non è umano, lo diceva già il taoismo), da ogni moralismo, da ogni volontà di aver ragione.
Solo dopo aver fatto il vuoto mentale, il vuoto dei nostri concetti e dei nostri pregiudizi, possiamo cogliere un barlume di luce.

Come diceva William Blake, “se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo così com’è: infinito.”

La politica delle parole

Bla, bla, bla… destra contro sinistra, governo contro sindacati, alluvioni, disoccupati, case popolari, immigrati più o meno clandestini, trattative con la mafia, prescrizione dei processi, la crisi dell'euro, riforme costituzionali, legge elettorale… ba, bla, bla… Ne sentiamo parlare da decenni. E mai nessuno fa niente.
Tutti macinano parole. Vanno in tv, discutono, litigano, propongono soluzioni miracolistiche. E poi… bla, bla, bla. Il povero italiota crede di aver trovato qualche salvatore, passa da un partito all’altro, ma poi viene regolarmente deluso.
Ormai per fare i politici, bisogna saper comunicare e soprattutto parlare, parlare, parlare…
Sono così impegnati a parlare che non hanno il tempo di far qualcosa di concreto
Bla, bla, bla…
Propongo per tutti un po’ di silenzio. Un mese senza parlare.

Già, ma come faranno a riempire i telegiornali? Bla, bla, bla…

La pace tra israeliani e palestinesi

In Medio Oriente, tutti combattono per la pace.
Già… combattono.
Ma, per avere la pace, bisogna smettere di combattere e starsene tutti fermi.
Non c’è proprio la cultura della pace. D’altronde, che cosa sono i libri storici della Bibbia se non il racconto delle guerre tra gli antichi israeliti e i loro vicini?
Religioni e guerre sono strettamente intrecciati. Il Dio biblico, la cui immagine ha poi influenzato cristianesimo e islam, viene spesso definito il “Dio della guerra”. Quanto al cristianesimo, il simbolo della croce coincide con il simbolo di una spada. Che cosa dice lo stesso Gesù? “Non sono venuto a portare la pace, ma una spada! (Matteo 10,34)” Lui si riferiva al dissidio e alle divisioni che avrebbe provocato tra la gente e nelle famiglie. Ma anche il dissidio è una forma di lotta.

No, alle grandi religioni manca proprio la cultura della pace, purtroppo.

sabato 22 novembre 2014

Il rapporto tra Stato e Chiesa: la diarchia italiana

Quando un Presidente della Repubblica italiana deve annunciare una decisione importante, dove va?
Ovviamente dal Papa.
Ieri Napolitano, un ex comunista, è andato a trovare il Papa per comunicargli di persona le sue prossime dimissioni.
Le fotografie che ritraggono i due insieme la dicono lunga: sono amiconi e c’è fra loro una grande intimità.

Sembra ancora l’epoca in cui esistevano due imperatori in un unico paese. 

La pillola del giorno dopo

L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha dato parere favorevole affinché la “pillola del giorno dopo” sia venduta liberamente in farmacia, senza obbligo di prescrizione medica.
Scommettete che in Italia ci sarà qualche intoppo e che questo non sarà possibile?
Perché?
Ma perché l’Italia è uno Stato dimezzato che dipende dal Vaticano.
Il Vaticano infatti è uno Stato che infiltra un altro Stato, proprio come un cancro. E la Chiesa non vuole che le donne possano decidere autonomamente in campo sessuale. Vuole proprio che le donne abortiscano, possibilmente con dolore. Così saranno punite.

In Italia, non c’è solo il femminicidio, l’uccisione delle donne; c’è anche la tortura delle donne, specialità nella quale la Chiesa eccelle.

Satori

L’io e la mente concettuale sono necessari per raggiungere l’illuminazione – nel senso che prima ci sono un io che cerca e una mente che indaga e ragiona. Prima avvengono tante comprensioni e intuizioni, ancora guidate dall’io e dalla mente.
Ma poi l’illuminazione segna la fine dell’io (la convinzione di essere un agente individuale) e della mente razionale (ciò che pensa attraverso divisioni e contrapposizioni).
L’illuminazione non è un prodotto dell’io e della mente logica. È una specie di salto quantico. Non sei tu a farla accadere, ma è lei che accade.

E, quando accade, l’io e la mente spariscono.
Prima si può capire attraverso la mente intellettuale e si è convinti che esista un io che medita. Poi si realizza che lo stato illuminato non può essere pensato e che colui che cerca è in realtà la Coscienza universale.

venerdì 21 novembre 2014

Simonia nella Chiesa


Un tempo il trarre denaro dalle cose e dalle funzioni sacre si chiamava simonia – ed è inutile dire che era molto diffusa.
Oggi Papa Francesco ricorda che non si possono imporre tariffe per i sacramenti. E, se lo dice lui, vuol dire che i preziari nelle chiese sono ancora ben presenti. Ma che dire delle attività finanziarie della Banca del Vaticano, dei compensi dovuti alla Sacra Rota, dei soldi guadagnati dagli esercizi commerciali “religiosi” (esentati ovviamente da qualunque tassa), dell’immenso patrimonio immobiliare, degli alberghi gestiti da suore, delle cliniche private, eccetera, eccetera? E non parleremo nemmeno dello scandalo della vendita delle indulgenze, che sotto altre forme continua anche oggi.
Questa non è più simonia, ma puro e semplice sfruttamento economico della religione.
In realtà, l’intera Chiesa trae profitto dalle sue attività. I preti, per esempio, hanno uno stipendio, una mutua, una pensione, eccetera. Ora, è giusto che ognuno abbia di che sostentarsi dal suo lavoro. Ma non a spese dello Stato.

Invece, oggi la Chiesa italiana e i suoi insegnanti di religione sono sostanzialmente a carico non dei loro fedeli, ma di tutti i cittadini, con tasse che gravano su un paese già oppresso da mille balzelli.
Se il Papa vuol fare una cosa utile, dovrebbe dire: "Da oggi in poi ci manteniamo da soli!" - come si conviene d'altra parte a qualunque persona e istituzione dotata di dignità.

Meditare come lasciar essere

C’è una differenza fondamentale tra il voler lasciar essere e il reale lasciar essere. Infatti, finché è in atto uno sforzo della mente, non può darsi un vero lasciar essere.
Il problema della meditazione sta tutto qui: passare da un’operazione mentale ad un’operazione dell’essere stesso. Nel primo caso, è l’ego che vorrebbe rilassarsi, e quindi resta teso per questa sua volontà; nel secondo caso, l’ego stesso viene abbandonato.
Ma chi è allora l’agente?
È l’essere più profondo, l’essere primo, quello che ha dato origine all’essere individuale.
Come lasciarlo emergere?
Interrompendo il più possibile le operazioni mentali, come quando si è stanchi e ci si riposa, anche dal pensiero.
La mente smette di lavorare fino a raggiungere un minimo di attività. Poi deve intervenire la natura stessa, come succede nel caso del processo di addormentamento.
A questo punto l’io smette di lavorare e perde la presa.

Nel sonno e nella morte succede così. Ma anche nella meditazione.

giovedì 20 novembre 2014

Oltrepassare l'ego

Come disse Dogen (il maestro zen), il buddhismo è conoscere il sé. Ma conoscere il sé è dimenticare il sé.
Dimenticare il sé, o l’io, significa capire come tutte le cose siano collegate e cercare di guardare la realtà non solo dal nostro punto di vista individuale, limitato, ma anche dal punto di viste generale. Siamo qui in quanto particelle e funzioni del tutto.
Comprendere l’interrelazione universale vuol dire ridimensionare le nostre vicende personali, sollevare gli occhi e guardare il panorama dall’alto, come a volo d’uccello. Se non ci consideriamo solo esseri separati, possiamo comprendere il senso di tanti avvenimenti che prima non capivamo.
Dobbiamo smettere di essere egocentrici, ossia di guardare le cose solo dal punto di vista dell’ego individuale. E dobbiamo smettere di essere antropocentrici, ossia di guardare le cose solo dal punto di vista umano.
Quando si dimentica il sé, la mente egocentrica e ristretta (che agisce come una nuvola) si toglie tra noi e il sole – e ci arriva più luce.


“Conosci te stesso”è la norma prima di ogni saggezza, occidentale ed orientale. Ma poi devi oltrepassare te stesso.

mercoledì 19 novembre 2014

Uscire dall'individualismo

Quanto più la coscienza non si confina nell’identità psicosomatica che chiamiamo “io”, tanto più si universalizza e può agire non solo per se stessa, ma anche per curare gli interessi di tutti.

Se avessimo politici che meditano, non avremmo tanto disprezzo per il bene comune, tanto egoismo.

Il Testimone

Chi medita finisce per assumere un atteggiamento impersonale, in due sensi.
Primo, capisce che tutto è connesso e che le azioni sono solo apparentemente individuali; e quindi guarda il mondo con uno sguardo comprensivo.
Secondo, quando prova impulsi ed emozioni non reagisce alla solita maniera. Pensa: “Questo corpo-mente, questo organismo psicofisico prova la tal cosa. Ma io (il vero “io”) ne sono il testimone”. Non pensa: “Io sono arrabbiato”. Ma pensa: “Questo individuo, che ha un tal nome, è arrabbiato”.
Prende le distanze non solo dagli eventi del mondo, ma anche da se stesso. Diventa il testimone di se stesso. Si universalizza il più possibile.

Assume lo sguardo della Coscienza cosmica.

Trovare la pace

Se la meditazione servisse anche solo a deporre i pensieri e le preoccupazioni abituali, e a ritrovare dentro di sé uno spazio calmo e sereno, sarebbe già benedetta… in questo mondo di agitazione, di rumore e di confusione.

C’è un luogo di tranquillità e di pace, “dentro di noi”.

L'odio religioso

Quanto odio, quanta rivalità, quanto bisogno di supremazia mettiamo nei nostri amori, nelle nostre tradizioni, nelle nostre fedi! Anche la religione diventa motivo di divisione e di contrasto, e dunque di azioni malvagie. Come scriveva Lucrezio nel De rerum natura, “Tantum religio potuit suadere malorum [a tal punto di malvagità poté indurre la religione]!

Ma questo succede perché si adora qualche idolo immaginario, anziché scoprire che Dio è l’unità del tutto.

Illuminazione istantanea o graduale?

C’è un preciso momento in cui l’insetto abbandona la crisalide e diventa una farfalla.

Ma questo momento è sempre preceduto da un lungo lavoro di preparazione.

Interpretare la tradizione

La Chiesa, per opporsi al sacerdozio femminile, invoca la tradizione istituita da Gesù.
Ma poi non si rifà alla tradizione di Gesù quando si oppone al matrimonio dei preti; eppure Pietro e i primi pontefici romani erano sposati.

Insomma, si rigira la tradizione come si vuole.

Le domande eterne

Esiste Dio? Esiste l’anima?

Se l’umanità non riesce a rispondere ad alcune domande, sarebbe ora che le cambiasse.

martedì 18 novembre 2014

La via della Virtù

Quando ci mettiamo in testa di cambiare un’esistenza che ci dà troppa sofferenza, di seguire una strada di rettitudine per sentirci meglio, allora cerchiamo principi morali o leggi di saggezza che non ci facciano più sbagliare.
Ci aspettiamo così di impegnarci in una dura lotta, in un aspro combattimento. Ci sentiamo come guerrieri alla vigilia di uno scontro, tesi e rigidi, muniti di corazza.
Tutto sbagliato.
La via della Virtù non può essere il frutto di sforzi e sacrifici, di una severa e dolorosa guerra.
Ciò che dobbiamo cercare non è la via di una morale artefatta, ma della natura. Sulla via della Virtù non ci sono azioni lecite e azioni vietate, ma comportamenti spontanei.
Se prima soffrivamo era perché andavano contro la nostra stessa natura, che è parte della natura generale. Ora abbandoniamo questo genere di lotta.
Smettendo di combattere, la vita diventa naturalmente virtuosa e, con ciò, più piacevole ed armoniosa.

Certo, nelle nostre società c’è poco spazio per una vita naturale. Ma c’è comunque spazio per semplificare e ritornare all’essenziale.

“La virtù superiore non ricorre alla forza, ma non lascia niente di incompiuto. La virtù inferiore ricorre alla forza, ma non ottiene niente”

Lao-tzu

lunedì 17 novembre 2014

Godere il mondo

“Bisogna far uso di questo mondo senza goderne” scrive sant’Agostino ne L’istruzione cristiana: tutto il contrario della saggezza.
Ecco una mentalità repressiva, nemica della natura, che ha appestato la cultura occidentale per secoli.

Anche se il mondo è un’illusione, anche se la nostra patria è altrove, perché non goderne? Per ora siamo qui.

La Sacra Rota

La Sacra Rota è il capolavoro dell’ipocrisia cattolica. Il tribunale non annulla, ma dichiara la nullità… indifferente alle conseguenze. E se, nel frattempo, sono nati figli – chi se ne frega?
Tra le cause di nullità, la mancanza di volontà di aver figli, violenza e paura, inganno, impotenza sessuale, infermità mentale, riserve contro l’indissolubilità o la procreazione, e così via. Insomma, c’è una scusa per tutti.
Chiunque potrebbe annullare il proprio matrimonio. Ma c’è un problemino: ci vogliono tanti soldi. E quindi solo i ricchi possono permetterselo.
In ogni caso, prima ci dicono che il matrimonio è sacro, cioè è voluto da Dio; e poi vien fuori che Dio può essere ingannato.
Ma forse “Dio saprà riconoscere i suoi”, così come disse il monaco cistercense Arnaud Amaury, inviato del papa Innocenzo III, prima di ordinare il massacro di 150.000 catari senza poter ben distinguere tra eretici, ebrei, valdesi e musulmani. “Uccideteli tutti! Dio saprà riconoscere i suoi!”


Il matrimonio

Perché tanti matrimoni falliscono?
Perché se è già difficile andare d’accordo con se stessi, figuriamoci con un altro.

Qualcuno ha posto il motore del dissidio nella coscienza stessa.

Devi star male per star bene

Dopo giornate di piogge forti e persistenti, contrassegnate dalla nostra paura di allagamenti, alluvioni e frane, ecco che una mattina ti svegli e vedi il sole. Allora capisci quel è il senso dell’esistenza – riassunto nei seguenti versi:

“Della vita
l’essenza è questa:
un’alba di sole
dopo una notte di tempesta.”

Il che significa che, per trovare un periodo di pace, di liberazione e di benessere, devi prima passare da un periodo di paura, di preoccupazione e di malessere.
La vita si basa sulla dialettica degli opposti e niente può esservi di stabile.
Devi soffrire per gioire, devi star male per star bene.

Resta il fatto che un certo purgatorio spetta a tutti.

domenica 16 novembre 2014

Dio e l'io

In italiano è chiarissimo: il concetto di “io” è legato strettamente a quello di “Dio” – c’è solo l’aggiunta di una “d”.
Ma la verità ci si presenta quando non opera nessun concetto. E sia l’io che Dio sono semplici concetti.
In questo stato illuminato non c’è mai né l’idea di un agente personale né l’idea di un agente universale.

Quando siamo fortemente concentrati in qualcosa di piacevole, dov’è l’io, dov’è Dio? Non se ne sente la mancanza.

Assorbimenti

Quando siamo assorbiti in qualche attività piacevole, la nostra mente è estranea a forme di preoccupazione o di ansia, di ricordo o di previsione. È perfettamente nel presente, tutta intenta in ciò che sta facendo, senza un pensiero, senza un’immagine, senza una fantasia inutile.
In quei momenti operiamo efficacemente senza bisogno dell’intromissione della mente concettuale.

Questo vuol dire che è attiva la parte luminosa della mente – quella che serve anche in meditazione.

sabato 15 novembre 2014

L'autoritarismo della Chiesa

Papa Francesco ribadisce il suo sostegno all’obiezione di coscienza, con cui tanti medici si sottraggono al dovere di aiutare chi vuole abortire e chi vuole morire.
Se nasce un bambino con gravi menomazioni e muore, questa va bene: è la volontà di Dio. Se una donna abortisce per evitare questo strazio, è da condannare.
Se un vecchio soffre atrocemente e muore dopo un’interminabile agonia, questo va bene: è la volontà di Dio. Se lo stesso vecchio chiede di abbreviare un simile supplizio, questo non va più bene.
In realtà, ciò che la Chiesa combatte è la possibilità di auto-determinazione dell’individuo. Tutti devono essere soltanto degli schiavi, nessuno può scegliere.
La società vagheggiata dalla Chiesa è quella totalitaria. E noi siamo così stupidi da stipendiare un esercito di insegnanti di religioni nelle scuole pubbliche per inculcare nelle menti dei giovani questa cultura autoritaria.

Quando il Papa se ne esce con queste sortite mi piacerebbe che il Presidente della Repubblica rispondesse che il nostro è uno Stato laico, non confessionale. Ma tutti tacciono, ignavi.

Il riscaldamento globale

Che cosa sta succedendo oggi in Italia? Oltre ad una infinita crisi economica, oltre ad una continua distruzione della nostra ricchezza, c’è la crisi meteorologica: cicloni, bombe d’acqua, alluvioni, esondazioni, smottamenti, frane… ci manca solo il terremoto, poi non ci mancherà più niente.

Il fatto è che quando la febbre umana cresce, inevitabilmente ha ripercussioni sul clima. E in Italia la febbre è molto alta.

I veleni della mente

Gli scienziati ci parlano di invecchiamento delle cellule e del metabolismo biologico. In realtà, questo processo di invecchiamento viene accelerato dal veleno che in noi viene prodotto da paura, odio, ira, invidia, gelosia e volontà di dominio.

Un lento ma continuo auto-avvelenamento.

Il tempo e l'eternità

Il tempo ha poca importanza per l’eternità.

Il vero cieco

Il vero cieco non è colui che non può vedere, ma colui che non vuole vedere.

L'orgasmo universale

La decadenza è incominciata con lo sfruttamento e la strumentalizzazione della sessualità, che da funzione meditativa è stata trasformata in mera funzione riproduttiva.

L’orgasmo è la meditazione alla portata di tutti.
In fondo il mondo ha avuto origine da un orgasmo di Dio.

La persuasione occulta

La violenza moderna, il fascismo moderno, non ha più bisogno del manganello e dell’olio di ricino. Basta la televisione.

A ben vedere, con la televisione, si persuade più a fondo e più efficacemente che con il manganello.

La nostalgia

Non si ha solo nostalgia delle cose perdute, ma anche di quelle mai avute.

Risolvere i problemi del mondo

Se chi ama, ha con ciò stesso la possibilità di odiare, come può l’amore risolvere i problemi del mondo?

Ci vuole qualcosa di non dualistico.

La pace eterna

Molti pensano che, una volta morti, sarà risolto ogni problema, cesserà ogni lotta ed entreremo in un mondo di pace (o di torture eterne).
Ma il saggio non si fa illusioni nemmeno sull’aldilà. E, vedendo come vanno le cose in questo mondo, pensa che anche in un’altra condizione non potranno essere troppo dissimili.
Ci sarà comunque da lottare, ci sarà da attaccare e da difendersi, ci sarà da amare e da odiare… purtroppo.

La pace è solo dentro di noi, qui o altrove.

Il principio della saggezza

Il motto della saggezza sembra essere: non farsi illusioni e guardare la realtà per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Quindi, aspettarsi ogni avvenimento con gli occhi aperti e la coscienza vigile.

La vittoria del bene

Parlare della “vittoria finale del bene sul male” è come illudersi che la polizia possa sconfiggere una volta per tutte i delinquenti. Vi pare possibile?

Sarebbe come immaginare una calamita con un polo solo.

Amore ed odio

L’amore sarebbe un’ottima cosa… se non fosse l’esatto contrario e complementare dell’odio.
Invitare ad amare, come fa Gesù, è invitare a nozze l’odio.
Solo se non si ama e non si odia si esce dal giochetto dualistico di amore ed odio.

È per questo che, nonostante tanti nobili appelli, il cristianesimo non ha cambiato in nulla la natura umana.

venerdì 14 novembre 2014

Politica post-moderna

Pare che, nelle società post-moderne, non ci sia più distinzione tra destra e sinistra. E questo può anche andare.
Ma essere post-moderni non significa non avere un’opinione in testa, non avere un’idea di dove debba dirigersi un paese.
Eppure, è questo che succede ai nostri leader politici. Vivono alla giornata.

A pensarci bene, però, tutto ciò, in Italia, non è per niente né post-moderno né moderno. È molto antico: è sempre andata così. 

Superiori a Dio

Non dico, come Nietzsche, che non dobbiamo avere compassione dei disgraziati per il fatto che questa compassione ci indebolirebbe. È giusto soccorrere chi è meno fortunato. Ma dobbiamo farlo non per avere qualche ricompensa da Dio - Dio è spesso proprio colui che ha creato quegli infelici.
No, dobbiamo farlo per essere migliori di Dio, per insegnargli un po’ di etica.

Dio vuole infatti il bene e il male; solo noi pretendiamo di avere solo il bene.

Padroni di noi stessi?

Ci illudiamo di essere padroni di noi stessi.
Già quando diciamo “io respiro” o “io digerisco” affermiamo qualcosa di falso. Il respiro o la digestione non dipendono dalla nostra volontà. Non sono “io” che respiro o digerisco, ma è il mio corpo che funziona da solo.
Ma anche per molte funzioni psichiche avviene lo stesso. Per esempio possiamo dire “io penso” solo quando ci applichiamo ad un problema specifico. Per tutto il resto del tempo, i pensieri vanno e vengono quasi senza controllo, in automatico. E lo stesso avviene per le sensazioni, i pensieri e i vari stati d’animo. Non siamo noi che li produciamo: si producono in noi.
In realtà siamo come un teatro in cui gran parte degli avvenimenti avvengono ad opera di attori che non conosciamo, anche quando sono parti di noi. Insomma, più che vivere, siamo vissuti.
Tutto ci è stato dato senza che il nostro io abbia scelto niente: né il corpo, né il cervello, né il destino. L’io si appropria di eredità, funzioni e vicende che non gli sono affatto proprie. È la non conoscenza delle cose che ci fa credere che tutto questo sia nostro o sia voluto dal nostro io. Ma, alla fine, la morte ci dice la verità: abbiamo indossato vesti, forme e identità del tutto provvisorie e decise altrove, nella notte dei tempi, nell’infinito.
Solo quando ci poniamo il problema e incominciamo a rifletterci, ci rendiamo conto di quanto poco siamo padroni di noi stessi, di quanto ereditiamo, di quanto ci viene dato in prestito, di quanto poco siamo consistenti e reali. Fantasmi, siamo.
La nostra stessa consapevolezza ci appare come una barchetta sballottata dalle onde di un oceano sconfinato. Ma è l’unica cosa cui possiamo affidarci.


Spie cattoliche

Continua il controllo occhiuto della Chiesa sulla società italiana. Si è scoperto che gli insegnanti di religione in Lombardia avevano ricevuto l’incarico di schedare le scuole dove si palava e si rispettava l’omosessualità (anziché perseguitarla, così come vorrebbero i cattolici). Ma già ogni Natale arrivano nelle nostre case preti curiosi che, con la scusa della benedizione, possono prender nota dell’orientamento delle famiglie.
C’è un controllo da parte della Chiesa che va avanti da secoli, e che risale ai bei tempi dell’Inquisizione. In questa funzione, gli insegnanti di religione sono la quinta colonna. Scelti dai vescovi, ma pagati dallo Stato, possono osservare chi è presente alle loro lezioni e chi ha chiesto l’esonero, e riferire a chi di dovere.
Le famiglie lo sanno benissimo e, pur non credendo in nulla, costringono i figli a frequentare simili lezioni di indottrinamento. Così come li costringono a farsi battezzare e cresimare.
Tutto ciò è altamente incostituzionale e addirittura delinquenziale. Ma in Italia funziona così bene che i giovani ripetono il comportamento dei genitori.
D’altronde, non c’è cerimonia pubblica dove accanto alle autorità pubbliche non compaiano le autorità religiose. E non c’è governo che abbia mai rivendicato l’autonomia della società laica. Tutti pappa e ciccia con la Chiesa. Quando il Papa entra ed esce dal Vaticano, subito arriva qualche Presidente a fare il baciamano.
Che poi l’Italia sia il paese europeo più corrotto, questo non scandalizza. In effetti, quando mai essere cattolico ha  significato essere onesto o pagare le tasse? Il buon esempio lo dà la Chiesa, che ha sempre evaso ogni imposta e ha utilizzato la banca del Vaticano per traffici illeciti.

E i cittadini, così bene indottrinati, si conformano.

Femen

La partecipazione delle cinque attiviste di Femen ad “Announo” dimostra bene lo stato di arretratezza della cultura italiana e la sua sudditanza verso la Chiesa cattolica.
Le Femen hanno detto che la nostra libertà è in pericolo perché non c’è separazione tra Stato e Chiesa e hanno protestato contro l’annunciato intervento di Papa Francesco al Parlamento europeo per il prossimo 25 novembre.
L’imprenditore Gian Luca Brambilla, in collegamento da Milano, si è alzato e ha lasciato lo studio dopo aver detto: «Scusate, ma non sono venuto in una trasmissione in cui si offende la Chiesa cattolica e il Papa».
Questa è l’Italia. Un paese condizionato dai preti.
E poi ci domandiamo perché siamo bloccati. Abbiamo ancora la testa nel Medioevo. Non ce la facciamo a vivere nel mondo moderno. Non ce la facciamo a pensare con la nostra testa. Non abbiamo ancora un'idea di Stato laico.