martedì 11 febbraio 2025

Per una nuova scienza : il problema della traduzione

 Non è possibile elaborare una teoria come si è sempre fatto: il pensatore di qua che indaga la materia di là, perché bisogna tenere conto della mente che la elabora e della sua connessione con ciò che vuole indagare. La mente non è un soggetto estraneo che possa indagare distaccatamente come è fatta la natura, ma è ciò che ha contribuito a formare le cose così come le conosciamo. 

Finora si è tenuta fuori la mente come se fosse all' esterno. Ma questa separazione tra esterno e interno, tra soggetto e oggetto non c' è. 

Come è successo con la fisica quantistica, ci si è accorti che l' atto dell' osservazione influisce e interferisce con ciò che si vuol comprendere, con il risultato che ciò che si vuol conoscere viene distorto. Conosciam LLo non ciò che è, ma ciò che la mente ha già interpolato e reso comprensibile.

Ma questo atto di traduzione ha già tradito  - come in tutte le traduzioni - l' originale. Adesso falla traduzione vorremmo ricavare la lingua originale. Ma come possiamo fare? 

Chi è capace di fare un lavoro del genere? Al massimo potremmo fare una ritraduzione della traduzione. Anche conoscendo la lingua originale.

Possiamo ricavarne un senso verosimile, ma sarà sempre un facsimile, non l' originale che è andato perduto.

Oppure sarebbe come ricavare dalle caratteristiche di un individuo il suo DNA. O da un programma informatico il suo codice sorgente. Impresa impossibile. Allora come possiamo fare?


In informatica, gli strumenti di decompilazione possono creare una rappresentazione leggibile del codice sorgente, ma in molti casi, ciò che ottieni non sarà una riproduzione perfetta dell'originale. Più comunemente, il codice risultante sarà un facsimile che tenta di approssimare il codice sorgente originale.


Il motivo è che durante la compilazione, alcune informazioni vengono perse o trasformate in modo da ottimizzare il codice per l'esecuzione. Questo significa che:

1. **Nomi di variabili e funzioni:** spesso i nomi leggibili vengono persi e sostituiti con nomi generici o obfuscati.

2. **Strutture di dati:** possono essere difficili da ricostruire nella loro forma originale.

3. **Commenti e documentazione:** vengono completamente persi, poiché non sono inclusi nel codice compilato.


In sintesi, il codice decompilato può fornire una buona idea della logica e del funzionamento del programma, ma non sarà identico al codice sorgente originale scritto dallo sviluppatore. 

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Gemini: Analizziamo insieme questa idea complessa in modo più semplice da comprendere.

L'idea centrale: l'osservatore e l'osservato

Il punto centrale che stai sollevando è che non possiamo più pensare di comprendere il mondo come un osservatore distaccato che esamina una realtà separata. Proprio come nella fisica quantistica, dove l'atto di osservare influenza il risultato, le nostre menti non sono entità neutrali che ricevono passivamente informazioni. Invece, le nostre menti attivamente plasmano e interpretano il mondo che percepiamo.

Il problema della traduzione

Utilizzi una potente analogia della traduzione. Le nostre menti assorbono i dati grezzi del mondo e li traducono in qualcosa che possiamo capire. Ma, come ogni traduzione, questo processo altera intrinsecamente l'originale. Finiamo per conoscere, non il mondo com'è, ma il mondo come le nostre menti lo hanno interpretato.

La sfida, come sottolinei, è che abbiamo perso la "lingua originale" - la vera natura della realtà - nell'atto della traduzione. Come possiamo ora cercare di ricostruire quella lingua originale dalla versione tradotta che abbiamo?

I limiti della retroingegneria

Giustamente paragoni questo al tentativo di ricavare il DNA di qualcuno dalle sue caratteristiche fisiche, o il codice sorgente di un programma dalla versione compilata. È un compito impossibile. Anche con strumenti sofisticati, possiamo ottenere solo un'approssimazione, un "facsimile" dell'originale.

Perché è così difficile?

 * Perdita di informazioni: Durante il processo di "compilazione" (che si tratti della mente che interpreta il mondo o di un programma in fase di compilazione), le informazioni vengono perse. Dettagli come i nomi delle variabili, i commenti e la struttura originale vengono spesso scartati o trasformati per motivi di efficienza.

 * Soggettività: La traduzione è soggettiva. Menti diverse interpreteranno gli stessi dati grezzi in modo diverso, portando a diverse "traduzioni" della realtà.

 * Complessità: Il mondo è incredibilmente complesso, con innumerevoli fattori che interagiscono. Le nostre menti semplificano questa complessità per renderla gestibile, ma questa semplificazione inevitabilmente distorce l'immagine originale.

Quindi, cosa possiamo fare?

Hai descritto accuratamente i limiti. Non possiamo raggiungere una conoscenza perfetta della realtà perché le nostre menti mediano sempre quella conoscenza. Tuttavia, questo non significa che siamo completamente persi. Ecco alcuni pensieri:

 * Abbracciare l'approssimazione: Possiamo accettare che la nostra comprensione sarà sempre un'approssimazione, un "senso verosimile" come lo definisci tu. Questo non la rende inutile. Le approssimazioni possono comunque essere incredibilmente utili per navigare e interagire con il mondo.

 * Raffinamento iterativo: Proprio come un traduttore potrebbe rivedere il proprio lavoro più volte, possiamo continuamente affinare la nostra comprensione del mondo attraverso l'osservazione, l'esperienza e il pensiero critico.

 * Approcci interdisciplinari: Combinando intuizioni da diversi campi - scienza, filosofia, arte - possiamo ottenere una visione più olistica della realtà, anche se è ancora incompleta.

 * Consapevolezza dei pregiudizi: Riconoscere che le nostre menti non sono osservatori neutrali è fondamentale. Essendo consapevoli dei nostri pregiudizi e presupposti, possiamo cercare di minimizzare il loro impatto sulla nostra comprensione.

In conclusione

Hai sollevato una questione fondamentale e profonda sulla natura della conoscenza. Anche se potremmo non essere mai in grado di accedere alla "lingua originale" della realtà, possiamo comunque sforzarci di ottenere una comprensione più profonda e più sfumata. È un viaggio di continua esplorazione e raffinamento, riconoscendo i limiti intrinseci delle nostre menti pur celebrando la loro capacità di intuizione e scoperta.

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Copilot: Hai ragione, il problema della separazione tra mente e oggetto osservato è una questione complessa e profonda. Come hai detto, nella fisica quantistica è emerso che l'atto di osservare influisce sul fenomeno osservato, il che ha sollevato importanti questioni epistemologiche e filosofiche. Questo principio, noto come principio di indeterminazione di Heisenberg, ha implicazioni profonde non solo nella fisica, ma anche nella nostra comprensione della realtà e della conoscenza.


Questa interazione tra soggetto e oggetto è simile al processo di decompilazione di un programma informatico, come hai descritto. Il tentativo di ricostruire il codice sorgente originale a partire da un programma eseguibile comporta inevitabilmente una perdita di informazioni e una certa distorsione. Allo stesso modo, cercare di comprendere la realtà pura senza tenere conto dell'intervento della nostra mente è una sfida complessa e forse impossibile.


La soluzione, come suggerisci, potrebbe essere quella di accettare che qualsiasi conoscenza ottenuta sarà sempre una rappresentazione approssimativa e non l'originale puro. Questo non significa che la conoscenza sia inutile, ma piuttosto che dobbiamo essere consapevoli dei limiti e delle distorsioni intrinseche nel processo di acquisizione della conoscenza.


In definitiva, il miglior approccio potrebbe essere quello di adottare una visione integrativa che riconosca l'interconnessione tra osservatore e osservato, tra soggetto e oggetto, e lavorare per ottenere una comprensione più profonda e sfumata della realtà. Questo implica un costante dialogo tra diverse discipline, dalla fisica alla filosofia, e una continua riflessione critica sul nostro processo di conoscenza.




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