venerdì 14 febbraio 2025

Amore

 Direi che si ama non ciò che si conosce razionalmente, ma proprio ciò che non si conosce. E che il conoscere  è spesso una delusione.  L' aspetto fisico che ci colpisce è spesso un inganno o un abbaglio, perché non corrisponde affatto alle nostre proiezioni o illusioni. Allora si crea un conflitto tra l' apparenza e l' essenza della persona amata. Che non sarà mai rimosso.

L' amore non è un mistero. Non è niente altro che trovare una somiglianza con il nostro primo amore, quello per il genitore di sesso opposto. Dopo è tutta una delusione, perché è lo scoprire che la nostra immagine non corrisponde alla realtà di quella persona. A quel punto, o amiamo quella persona nuova o la lasciamo.

13 Febbraio 2025

Lingua italiana: l’affascinante e oscura etimologia di “amore”

di Patrizio Lo Votrico

Scopriamo quali sono le ipotesi riguardanti l'etimologia di una delle parole della lingua italiana che non smetterà mai di affascinare, ovvero, "amore".


Lingua italiana l'affascinante e oscura etimologia di amore

La parola della lingua italiana “amore” affonda le sue radici nel latino amorem, derivato a sua volta dal verbo amare. L’origine di amare è incerta, ma si ritiene che abbia connessioni con il greco mão, che significa “desiderare”. Questa affinità linguistica suggerisce che il concetto primario di amore fosse strettamente legato al desiderio e alla passione piuttosto che alla riflessione e alla scelta ponderata. Scopriamone i segreti data la prossimità del giorno in cui l’amore viene celebrato, il giorno di San Valentino.


Amare e Diligere: due concetti diversi convergenti in uno nella lingua italiana

L’etimologia della parola “amore” ci permette di comprendere meglio le sfumature semantiche che essa ha assunto nel corso del tempo. I Romani, infatti, distinguevano tra amare e diligere. Se il primo termine indicava un’attrazione spontanea e istintiva, il secondo, composto dal verbo legere (“scegliere”), esprimeva un amore più razionale, basato su una decisione consapevole. Diligere non implicava solo l’intensità del sentimento, ma anche una scelta ponderata dell’oggetto del proprio affetto.


Questa distinzione non è solo linguistica, ma anche concettuale: amare esprime l’impulso passionale e la spinta irrazionale, mentre diligere si avvicina all’affetto consapevole e alla stima reciproca.


L’amore come desiderio

L’etimologia di “amore” ci porta a riflettere sul concetto stesso di desiderio. Secondo Alberto Savinio ( dice lui: desidero e così pure amare per camare dalla radice sanscrito-zend KA, KAM, desiderare), amare è strettamente legato a desiderare, e il desiderio rappresenta l’infinito, l’illimitato. Il desiderio è ciò che mantiene viva l’esperienza dell’amore, ancorando l’essere umano alla propria esistenza, come gli ormeggi trattengono una nave nel porto. Ma quando i desideri si affievoliscono, la nave è libera di salpare verso l’ignoto. Questa visione suggerisce che l’amore, quando inteso come puro desiderio, non sia eterno, ma destinato a mutare o spegnersi con il tempo.


Savinio propone anche una suggestiva interpretazione del binomio amore-morte, in cui l’amore stesso può essere visto come una forma di annullamento, di perdita del sé nell’altro. Il desiderio, invece, è il motore della vita, l’elemento che spinge l’individuo a cercare e a legarsi all’oggetto amato. In questo senso, l’amore è visto non tanto come una condizione stabile, ma come un processo in continua evoluzione, che può portare sia alla creazione che alla dissoluzione.


Nel suo ragionamento sull’amore, Savinio fa riferimento a un episodio mitologico che simboleggia il legame profondo tra amore e sofferenza: l’incontro tra Eros e Psiche. Nel racconto, Psiche è ancora palpitante di dolore per essere stata abbandonata da Eros, il dio dell’amore. Questa immagine mitologica sottolinea come l’amore sia spesso associato alla sofferenza e alla perdita, oltre che alla felicità e al piacere.


Il mito di Eros e Psiche rappresenta perfettamente la dualità dell’amore: da un lato il desiderio e la passione travolgente, dall’altro la necessità di affrontare prove e sacrifici per poter raggiungere una forma più elevata e consapevole di unione. L’amore, dunque, non è solo un’attrazione immediata, ma un percorso che può essere irto di ostacoli e sofferenze.


L’amore e la sua ambivalenza

L’analisi etimologica e filosofica della parola “amore” ci permette di comprendere meglio la sua complessità. Se da un lato esso nasce come desiderio spontaneo e incontrollabile, dall’altro può evolversi in una scelta consapevole e duratura. L’amore può essere impulso, ma anche dedizione; passione, ma anche sacrificio.


Marcel Prévost, citato da Savinio, afferma: «Il y a toujours quelque chose de mal dans l’amour» (“C’è sempre qualcosa di male nell’amore”). Questa affermazione suggerisce che l’amore, proprio perché legato al desiderio e alla passione, porta con sé anche un lato oscuro: la gelosia, la paura della perdita, la sofferenza della separazione. L’amore, nella sua forma più intensa, può diventare totalizzante fino a sfiorare la distruzione.


La parola “amore” porta con sé un’eredità linguistica e concettuale che riflette la sua natura complessa e ambivalente. Dal latino amare al greco mão, dall’associazione con il desiderio fino alla distinzione con diligere, il termine “amore” ci racconta una storia di passione, scelta e perdita. Non è un caso che gli antichi avessero fatto dell’amore un dio, rappresentandolo come un fanciullo bendato: un’entità capricciosa, imprevedibile, capace di donare felicità assoluta o dolore profondo. E proprio in questa duplicità risiede il fascino eterno dell’amore.





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