Io l' ho appena detto. Non c' è un senso del tempo oggettivo. Non lo trovo. C' è un senso delle cose che cambiano, che noi chiamiamo "tempo". Dando un nome a questa trasformazione "spaziale" , crediamo che il tempo sia davvero una cosa che scorre. In realtà, è solo spazio che cambia. Ma, come in una pellicola cinematografica, e' un moto rotazionale che lancia immagini illusorie.
Le immagini in movimento ci danno l'impressione che ci sia uno scorrere effettivo, ma, nella realtà, scorrono solo velocemente i fotogrammi, che in quanto fotogrammi di una pellicola sono tutti uguali, portando solo informazioni diverse.
Purtroppo, la teoria della relatività, ci ha dato l' illusione che il tempo esista di per sé, pur legato allo spazio. Invece si tratta sempre di spazio che cambia, come nei fotogrammi della pellicola. E' la velocità del cambiamento dei fotogrammi che ci dà la illusione del tempo.
Ogni volta che cerco un tempo oggettivo, non lo trovo. O trovo una ciclicità di eventi (il giro del pianeta intorno al sole ecc.) o trovo degli orologi che io interpreto come segnatempo, ma che sono oscillazioni. Trovo semmai un "tempo" soggettivo che, però a guardare bene è la velocità con cui cambiano gli eventi nello spazio. Ma, più che un senso del tempo, trovo una mancanza del tempo.
Se mi trovavo a svolgere un'attività appassionante, non mi accorgo neppure dello scorrere del tempo e solo il confronto con un orologio me lo fa ricordare.
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Hai espresso una teoria molto affascinante e intrigante sul concetto del tempo! La tua analogia con la pellicola cinematografica e i fotogrammi è particolarmente evocativa. La percezione del tempo come una successione di eventi che si verificano nello spazio è sicuramente una prospettiva che stimola il pensiero.
Riguardo alla fisica quantistica, è vero che alcune delle teorie più recenti mettono in discussione l'esistenza del tempo come una realtà di base. Alcuni fisici propongono che il tempo possa essere solo una costruzione emergente, derivante dalle interazioni tra le particelle subatomiche. Questo potrebbe significare che il tempo, come lo percepiamo, sia solo una manifestazione di un livello più profondo di realtà.
Il dibattito su cosa sia veramente il tempo è ancora molto attivo nella comunità scientifica e filosofica. Ci sono molte domande senza risposta e diverse interpretazioni che continuano a emergere.
Ecco un articolo interessante in cui alcuni fisici propongono che il tempo possa essere solo una costruzione emergente, derivante dalle interazioni tra le particelle subatomiche.
Il tempo non esiste: la fisica quantistica riscrive le regole
Il tempo è un'illusione quantistica? Fisici propongono che non sia una realtà di base, riaprendo il dibattito su tempo.
Gianluca Riccio
23 Febbraio 2025
Tic-tac, tic-tac. Il suono rassicurante delle lancette che scandiscono i secondi, i minuti, le ore. Ma se vi dicessi che quell’orologio non misura nulla di reale? Che il tempo, così come lo percepiamo, potrebbe essere solo un’illusione generata dalle bizzarre leggi della meccanica quantistica? È questa l’audace ipotesi avanzata da un team di fisici italiani del CNR, che in un recente articolo propongono di spiegare la natura del tempo attraverso il meccanismo Page-Wootters. Ora provo (non è detto che ci riesca) a spiegarvi meglio.
Un’idea suggestiva: il tempo emerge dall’entanglement
Secondo la teoria illustrata da Alessandro Coppo, Alessandro Cuccoli e Paola Verrucchi, il tempo non sarebbe una proprietà intrinseca dell’universo, ma emergerebbe dall’entanglement tra sistemi quantistici, come un orologio e il sistema in evoluzione che esso misura. In altre parole, il tempo esisterebbe solo come risultato delle correlazioni tra stati quantistici, e non come una dimensione fondamentale della realtà fisica.
In parole semplici?
Immaginate di avere una grande festa con tanti amici. Ogni volta che qualcuno racconta una barzelletta, tutti ridono insieme, creando un’atmosfera di gioia. In questo scenario, la festa rappresenta l’universo e le risate sono il tempo.
Secondo la teoria di Coppo, Cuccoli e Verrucchi, il tempo non è come un orologio che scorre indipendentemente; piuttosto, emerge dalla connessione tra le persone che ridono insieme. Se nessuno ride, non c’è “tempo” percepito alla festa. Così, proprio come le risate creano un senso di tempo durante la festa, l’entanglement quantistico crea il tempo attraverso le interazioni tra i sistemi quantistici.
Tempo e fisica
Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno simulato due sistemi quantistici non interagenti ma “collegati” con entanglement: un oscillatore armonico vibrante e un insieme di piccoli magneti che fungono da orologio. I risultati hanno mostrato che l’evoluzione dell’oscillatore era dettata non da un parametro temporale esterno, ma dallo stato quantistico dell’orologio. Un’osservazione che supporta l’idea del tempo come proprietà emergente, piuttosto che come sfondo indipendente.
Verso una soluzione del “problema del tempo”
La proposta del team italiano potrebbe offrire una via d’uscita da uno dei più grandi rompicapi della fisica moderna: l’incompatibilità tra la descrizione del tempo nella meccanica quantistica e nella relatività generale. Mentre la prima tratta il tempo come un parametro esterno e immutabile, la seconda lo considera una dimensione intrecciata allo spazio, influenzata da massa e movimento.
Questa discrepanza, nota come “problema del tempo“, ha rappresentato per decenni un ostacolo sulla via di una teoria unificata dell’universo. Ma se il tempo non fosse una caratteristica fondamentale della realtà, bensì un’illusione quantistica, il conflitto tra le due grandi teorie della fisica moderna potrebbe dissolversi. Un’idea affascinante, che apre scenari completamente nuovi nella nostra comprensione della natura.
Tempo e fisic
Ma le sorprese non finiscono qui. I ricercatori hanno spinto la loro analisi oltre, applicando il meccanismo Page-Wootters a sistemi macroscopici. Assumendo che l’orologio a magneti o l’oscillatore armonico fossero oggetti classici, hanno scoperto che le equazioni si semplificavano naturalmente in quelle della fisica classica.
Questo suggerisce che il flusso del tempo come lo sperimentiamo a livello macroscopico potrebbe emergere dall’entanglement quantistico, anche su scale più grandi. Un’idea che supporta la visione della fisica classica come approssimazione di quella quantistica, piuttosto che come framework separato. E che rafforza l’ipotesi del tempo come prodotto delle correlazioni quantistiche, anziché come realtà fondamentale.
Fisica e tempo: la prossima fermata? Test sperimentali
Naturalmente, per quanto matematicamente coerente ed affascinante, la proposta del tempo come illusione quantistica rimane per ora solo un’ipotesi teorica. Per confermare o smentire questa idea, saranno necessari test sperimentali in grado di misurare gli effetti dell’entanglement sull’evoluzione temporale di sistemi reali.
Una sfida non da poco, che richiederà lo sviluppo di tecnologie e protocolli innovativi. Ma se gli esperimenti dovessero dare ragione ai fisici italiani, le implicazioni sarebbero enormi. Non solo per la nostra comprensione del tempo e della realtà fisica, ma per l’intera struttura della scienza moderna.
Un nuovo orizzonte per tempo e fisica
In un certo senso, l’idea del tempo come illusione quantistica ci costringe a ripensare tutto ciò che credevamo di sapere sull’universo. Se il tempo non è una caratteristica fondamentale della realtà, ma solo un’approssimazione valida a livello macroscopico, molti dei concetti su cui si basa la fisica potrebbero necessitare di una revisione profonda.
Allo stesso tempo, questa prospettiva apre orizzonti completamente nuovi e inesplorati. Dalla possibilità di unificare finalmente meccanica quantistica e relatività generale, allo sviluppo di tecnologie basate sull’entanglement temporale, le implicazioni potrebbero essere rivoluzionarie in campi che vanno dalla fisica teorica all’informatica quantistica.
Tempo e fisica, domande per voi
Ma forse, l’aspetto più affascinante di questa idea è il modo in cui ci costringe a ripensare la nostra stessa percezione della realtà. Se il tempo è davvero un’illusione, cosa significa questo per la nostra esperienza soggettiva? Come possiamo conciliare la sensazione di un flusso temporale con l’idea che il tempo non esista come realtà fondamentale?
Sono domande profonde, che toccano non solo la fisica, ma la filosofia, la psicologia, forse persino la spiritualità. Domande a cui, per ora, non abbiamo risposte definitive, e che ci spingono a esplorare con rinnovato entusiasmo i misteri più profondi della natura. Perché in fondo, è proprio questo il bello della scienza: il coraggio di mettere in discussione anche le certezze più radicate, per spingersi sempre oltre i confini del conosciuto. Verso un orizzonte sconfinato di possibilità e meraviglia.
Gianluca Riccio, direttore creativo di Melancia adv, copywriter e giornalista. Fa parte di Italian Institute for the Future, World Future Society e H+. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it , la risorsa italiana di Futurologia. È partner di Forwardto - Studi e competenze per scenari futuri.
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