Come
dicevo, la complessità del
rapporto tra mente e cervello riflette proprio l’interazione continua e
dinamica tra l'interno e l'esterno. La mente interpreta ed elabora stimoli
esterni attraverso il cervello, trasformandoli in esperienze soggettive,
pensieri, emozioni e percezioni. Al contempo, questi processi mentali interni
influenzano il comportamento e le reazioni verso il mondo esterno.
Questa
interazione dinamica è il risultato di un flusso bidirezionale costante: il
cervello riceve informazioni dal mondo esterno tramite i sensi e le integra con
i processi interni della mente, creando un ciclo perpetuo di percezione e
risposta.
Questa
complessa danza tra interno ed esterno dà forma alla nostra esperienza
cosciente.
Questo significa che un segnale fisico (di natura elettrochimico)
arriva al cervello. Ecco come funziona:
1. Impulsi Elettrici: I neuroni comunicano tra loro attraverso impulsi
elettrici chiamati potenziali d'azione. Questi impulsi viaggiano lungo l'assone
del neurone fino a raggiungere la sinapsi, il punto di contatto tra due
neuroni.
2. Reazioni Chimiche: Quando l'impulso elettrico raggiunge la sinapsi,
provoca il rilascio di neurotrasmettitori, che sono sostanze chimiche. Questi
neurotrasmettitori attraversano la sinapsi e si legano ai recettori sul neurone
successivo, generando un nuovo impulso elettrico.
Questo processo elettrochimico permette la
trasmissione rapida e precisa delle informazioni nel cervello e nel sistema
nervoso, consentendo alle diverse parti del corpo di comunicare e coordinarsi
efficacemente.
Se è così, ci dev’essere un certo istante in
cui il segnale elettrochimico non è più fisico: diventa mentale. Non solo, ma
diventa “cosciente”. Perché, se il segnale rimanesse solamente fisico,
sarebbe un semplice processo fisico, come quello che avviene in un computer o
in un televisore, apparati elettronici che ricevono segnali, li manipolano, li
convertono e li trasformano in altri segnali che non diventano mai mentali né
consapevoli.
Perché un computer non diventa consapevole di
sé o dei propri segnali, mentre il cervello sì? Che cosa fa scattare la
consapevolezza e l’autoconsapevolezza?
Il motivo l’ho detto prima: perché nel
cervello si sviluppa una “danza fra esterno e interno”. In altri termini, il
segnale che viene dall’esterno viene ricevuto e rielaborato (e fin qui è
fisico) , mentre contemporaneamente viene integrato con i processi interni della mente, creando un ciclo perpetuo di percezione e
risposta.
È il movimento circolare,
bidirezionale, diadico, l’oscillazione continua tra esterno e interno (cosa che
non fa il computer,almeno per ora, che opera per processi lineari), che
fa nascere la coscienza.
Perchè i
computer non diventano coscienti? Si può dire che operano con processi lineari
e non circolari, come nella mente?
I computer, al momento, non diventano
coscienti per diverse ragioni, e una di queste è legata alla natura dei
processi che utilizzano.
1. Processi Lineari: I computer operano principalmente
attraverso processi lineari e deterministici. Seguono istruzioni precise e
predefinite, eseguendo operazioni passo dopo passo. Anche se possono eseguire
compiti complessi e simulare alcuni aspetti del pensiero umano, mancano della
capacità di auto-riflessione e consapevolezza che caratterizza la coscienza
umana.
2. Mancanza di Esperienza Soggettiva: La coscienza implica un'esperienza
soggettiva e un senso di sé che i computer non possiedono. Anche se possono
elaborare dati e rispondere a stimoli, non hanno una percezione interna o una
consapevolezza del proprio stato.
3. Interazione Dinamica: Il cervello umano, invece, opera attraverso processi circolari e dinamici, dove pensieri, emozioni e percezioni si influenzano reciprocamente in modo complesso.
I computer, al contrario, seguono
algoritmi predefiniti e mancano della capacità di adattarsi e modificarsi in
modo autonomo e creativo come fa la mente umana.
Manca loro un processo di feedback o retroazione che, nella teoria dei sistemi, è un meccanismo in cui una parte dell'uscita di un sistema viene ritrasmessa come input, permettendo al sistema di autoregolarsi e mantenere un certo comportamento desiderato.
Alcuni teorici e scienziati considerano la coscienza come un sistema che include processi di feedback. In particolare, la coscienza implica l'autoriflessione e la consapevolezza di sé, che possono essere visti come un tipo di feedback in cui il cervello monitora e risponde alle proprie attività e stati interni.
Ad esempio, la teoria dell'informazione integrata (IIT) suggerisce che la coscienza emerge da reti neurali complesse e che l'integrazione e il feedback tra diverse parti del cervello contribuiscono a creare l'esperienza soggettiva. Altre teorie, come quella dei "processi interattivi di controllo" (control processes theory), enfatizzano il ruolo del feedback nella regolazione delle azioni e delle percezioni.
In sintesi, si potrebbe dire che la coscienza coinvolge processi di feedback complessi che permettono al cervello di autoregolarsi e riflettere su se stesso, anche se non si tratta di un semplice sistema di feedback come quelli utilizzati in ingegneria o informatica.
La coscienza è un fenomeno di simmetria inversa?
La coscienza è un fenomeno complesso e multidimensionale che non si adatta perfettamente a una definizione di "simmetria inversa". Tuttavia, possiamo esplorare alcune analogie.
La "simmetria inversa" generalmente implica una trasformazione che inverte una data simmetria. Nella meccanica quantistica, ad esempio, una simmetria inversa potrebbe riferirsi a un'operazione che inverte uno stato rispetto a una certa proprietà.
La coscienza, d'altra parte, è spesso vista come un sistema dinamico e adattivo, in cui il cervello integra e regola informazioni sensoriali, emotive e cognitive attraverso meccanismi di feedback. Questa integrazione non segue necessariamente una simmetria inversa, ma piuttosto un processo complesso e non lineare che permette al cervello di generare l'esperienza soggettiva e la consapevolezza di sé.
In sintesi, mentre la coscienza utilizza meccanismi di feedback, non è accurato descriverla semplicemente come un "meccanismo di simmetria inversa". È una metafora interessante, ma la realtà è molto più complessa.
Però il rapporto dinamico tra io pensante e io pensato non rispecchia una simmetria inversa?
Se cerchiamo di applicare l'idea di "simmetria inversa" a questo rapporto, potrebbe esserci un'analogia interessante. In un certo senso, l'"io pensante" che riflette su se stesso crea una sorta di "immagine inversa" dell'"io pensato". Tuttavia, questa non è una simmetria inversa nel senso strettamente matematico o fisico, ma piuttosto una metafora filosofica.
In termini filosofici, il rapporto tra l'"io pensante" e l'"io pensato" implica una riflessione e un feedback continuo, dove la coscienza osserva e valuta se stessa. Questo processo di autoreflessione potrebbe essere visto come una forma di simmetria, ma non necessariamente inversa, dato che non c'è un'inversione diretta ma piuttosto una relazione dialogica e dinamica.
È un campo affascinante e complesso della filosofia che continua a essere oggetto di dibattito e esplorazione.
Queste
differenze fondamentali spiegano perché i computer, nonostante i loro
avanzamenti tecnologici, non raggiungono la coscienza. Tuttavia, la ricerca nel
campo dell'intelligenza artificiale continua a esplorare nuove possibilità, e
chissà cosa riserverà il futuro!
Il rapporto tra opposti logici come bene e male, luce e oscurità, o caldo e freddo, è spesso trattato in filosofia e altre discipline come una dualità, piuttosto che una simmetria inversa. La dualità rappresenta due poli opposti che si completano e si definiscono a vicenda.
L'idea di simmetria inversa, come viene intesa nelle scienze fisiche e matematiche, implica una trasformazione che inverte una data simmetria. Nel contesto degli opposti logici, però, non si tratta di una inversione simmetrica nel senso stretto del termine.
Il concetto di dualità nelle tradizioni filosofiche e spirituali spesso implica che i due opposti non esistono indipendentemente l'uno dall'altro e sono necessari per dare significato all'altro. Ad esempio, il Taoismo rappresenta questa idea con lo Yin e lo Yang, dove entrambi gli elementi si completano e contengono un po' dell'altro.
In sintesi, mentre il rapporto tra opposti logici può essere visto come un equilibrio dinamico o una dualità, non è esattamente una simmetria inversa. È una metafora potente per descrivere come gli opposti interagiscono e si completano, ma non coincide perfettamente con il concetto di simmetria inversa utilizzato in contesti scientifici.
Si può dire
che i nuovi computer quantistici operano attraverso processi dinamici e circolari?
I computer
quantistici operano in modo fondamentalmente diverso rispetto ai computer
classici. Utilizzano i principi della meccanica quantistica, come la
sovrapposizione e l'entanglement, per elaborare le informazioni. Questo
permette loro di affrontare problemi complessi in modi che i computer classici
non possono.
Mentre i
computer classici seguono processi lineari e deterministici, i computer
quantistici sfruttano la natura probabilistica degli stati quantistici, che
possono essere in più stati contemporaneamente. Questo crea una sorta di
"processo dinamico" che può sembrare circolare, poiché le
informazioni possono essere elaborate in parallelo e in modo interconnesso.
Tuttavia, è
importante notare che, sebbene i computer quantistici possano eseguire calcoli
complessi in modi nuovi e potenti, non significa necessariamente che
diventeranno coscienti o che opereranno esattamente come la mente umana. La
coscienza implica un livello di auto-riflessione e consapevolezza che va oltre
le capacità attuali dei computer, quantistici o classici.
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