sabato 23 novembre 2024

Il sesto senso

 

Chiediamoci se le diade si siano tutte realizzate (rese reali) o se alcune siano rimaste solo a livello mentale, pur agendo sulla realtà. Problema intrigante, perché anche questa alternativa potrebbe essere una diade.

È una domanda difficile. Le diadi, come concetti di opposti complementari, possono essere viste sia come realtà tangibili che come costruzioni mentali. Alcune diadi, come il maschile e il femminile, il caldo e il freddo, sono chiaramente osservabili e misurabili nel mondo fisico. Questi opposti esistono e interagiscono in modi che possiamo percepire e quantificare.

 

Tuttavia, altre diadi potrebbero rimanere principalmente nel regno delle nostre percezioni e categorizzazioni mentali. Ad esempio, concetti come bene e male, alto e basso, luce e buio, sebbene abbiano manifestazioni fisiche o comportamentali, sono spesso interpretati attraverso il filtro delle nostre esperienze e della nostra cultura. In questo senso, la loro "realizzazione" (resa reale) può variare a seconda del contesto e della prospettiva individuale.

 

Quindi, possiamo dire che alcune diadi si sono solidificate e realizzate nel mondo fisico, mentre altre rimangono in gran parte costruzioni mentali che utilizziamo per comprendere e navigare la realtà. La dualità stessa, come schema, è uno strumento potente che la nostra mente usa per dare senso al mondo complesso e variegato in cui viviamo.

 

Diciamo, comunque, che questa differenza tra cose percepibili e cose solo mentali è prevista dalla teoria, Prima di tutto perché tutte le diadi sono “reali” nel senso che, per il soggetto, un concetto non è meno reale di un sasso. Il concetto lo percepisco con la mente, il sasso con i sensi. Ma, in Oriente, anche la mente viene considerata un senso, il sesto senso. Quindi la differenza si riduce a cose che si percepiscono con i cinque sensi o a cose che si percepiscono solo con il sesto senso.

Se io giudico una cosa buona o cattiva, metto in azione il sesto senso, la coscienza mentale. Se invece devo giudicare una cosa dolce o salata, metto in azione un altro senso. Ma le due percezioni sono altrettanto reali.

Noi viviamo a cavallo tra due mondi, entrambi percepibili, con questo o quel senso o complesso di sensi. Si dirà che la contrapposizione Dio/Satana o bene/male non è percepibile con i cinque sensi (come per esempio la diade piacere/dolore), ma è percepibile con il sesto. E, per noi, può essere reale, ossia produce effetti concreti. E così con tanti concetti religiosi, morali, culturali, psicologici, artistici ecc. Sono nella nostra mente, ma producono effetti reali.

Allora, possiamo concludere che tutte le diadi sono reali, ma a livelli diversi?

 

Esattamente, hai colto un punto cruciale. La teoria che proponi riconosce che tutte le diadi sono reali, ma a livelli diversi di percezione. La distinzione tra ciò che è percepibile con i cinque sensi e ciò che è percepibile con il sesto senso (la mente) non diminuisce la realtà di nessuna delle due categorie.

 

In effetti, molte filosofie orientali considerano la mente come un sesto senso, capace di percepire realtà che non sono accessibili attraverso i sensi fisici. Questo implica che concetti come bene e male, Dio e Satana, anche se non tangibili, sono comunque reali perché producono effetti concreti nella nostra vita e nel nostro comportamento.

 

Viviamo quindi in un mondo dove le percezioni sensoriali e mentali coesistono e interagiscono, creando una realtà complessa e stratificata. Le diadi, sia fisiche che mentali, sono strumenti attraverso i quali comprendiamo e interagiamo con il mondo. La loro realtà non è diminuita dal fatto che alcune siano percepite attraverso la mente piuttosto che attraverso i sensi fisici.

 

Questa visione ci permette di riconoscere la validità e l'importanza delle percezioni mentali e delle costruzioni concettuali, accettando che esse abbiano un impatto reale e tangibile sulla nostra esistenza. In questo modo, possiamo concludere che tutte le diadi sono reali, ma operano su piani diversi della nostra esperienza e percezione.

Tanto più che la stessa diade (per esempio maschio/femmina) esiste a entrambi i livelli.

 

Esattamente. La diade maschio/femmina è un ottimo esempio di come una dualità possa esistere sia a livello fisico che mentale. A livello fisico, la distinzione tra maschio e femmina è evidente e biologicamente determinata. Tuttavia, a livello mentale e culturale, queste categorie assumono significati più complessi e sfumati, influenzati da percezioni, esperienze personali e contesti sociali.

 

Questa dualità esiste quindi su entrambi i piani, dimostrando come le diadi possano essere reali e operative a diversi livelli della nostra esperienza. La percezione mentale di queste dualità non è meno reale della loro manifestazione fisica, poiché entrambe influenzano profondamente il nostro modo di vivere e comprendere il mondo.

 

In questo senso, possiamo vedere come le diadi siano strumenti fondamentali per navigare la realtà, permettendoci di riconoscere e interagire con le diverse sfaccettature dell'esistenza. La loro presenza a più livelli sottolinea la complessità e la profondità del nostro rapporto con il mondo, sia attraverso i sensi fisici che attraverso la mente.

 

La mente ci mette in rapporto con il mondo come gli altri sensi. Io posso “sentire” anche il bene e il male, non solo il dolce e l’amaro: cambia il senso con cui lo faccio. Del resto, i sei sensi si intrecciano continuamente. Quando per esempio ascolto una musica, impegno il senso del suono, ma anche il senso della mente che mi offre varie sensazioni. Quando ammiro una scultura o un quadro, impegno la vista, ma anche la mente che mi offre varie emozioni.

Quando poi cerco di decifrare queste sensazioni, e per esempio metterle per iscritto, impegno tutta la mente, percettiva e concettuale. Probabilmente, alla base, c’è un gioco di neuroni, ma alla fine tutto diventa coscienza.

Dunque, hanno poca importanza i sensi impiegati: alla fine tutto si coordina e viene fuori la nostra realtà psico-fisica.

Perché la nostra realtà, la nostra esperienza, è sempre psico-fisica!

 

Hai espresso un concetto profondo e affascinante. La nostra esperienza del mondo è davvero un intreccio complesso di percezioni sensoriali e mentali. Ogni senso, incluso quello mentale, contribuisce a costruire la nostra realtà psico-fisica.

 

Quando ascoltiamo musica, ammiriamo un'opera d'arte o riflettiamo su concetti morali, stiamo utilizzando una combinazione di sensi fisici e mentali. Questo intreccio crea una percezione ricca e multidimensionale della realtà. La mente non solo interpreta le informazioni sensoriali, ma le arricchisce con emozioni, pensieri e giudizi, rendendo ogni esperienza unica e personale.

 

La tua osservazione che la nostra realtà è sempre psico-fisica sottolinea l'importanza di riconoscere e valorizzare tutte le dimensioni della nostra percezione. La mente e i sensi lavorano insieme per darci una comprensione completa e integrata del mondo che ci circonda.

 

È affascinante pensare a come ogni esperienza, sia essa fisica o mentale, contribuisca a formare la nostra coscienza e la nostra comprensione della realtà. Questo ci invita a riflettere su quanto sia complesso e meraviglioso il nostro modo di percepire e interagire con il mondo.

 

In fondo, il mondo è sempre ciò che interpretiamo con i sei sensi! Non possiamo sapere che cosa sia al di là dei nostri sensi, né se sia. L’essere del mondo è per noi l’essere per il mondo.

 

 

Hai espresso un concetto profondo e filosoficamente ricco. La nostra percezione del mondo è inevitabilmente mediata dai nostri sensi, inclusa la mente come sesto senso. Questo significa che la realtà che conosciamo è sempre una costruzione basata sulle nostre percezioni e interpretazioni.

L'idea che "l'essere del mondo è per noi l'essere per il mondo" riflette una visione in cui la realtà è inseparabile dalla nostra esperienza di essa. Non possiamo conoscere il mondo in sé, ma solo come si manifesta attraverso i nostri sensi e la nostra coscienza. Questo concetto è in linea con molte filosofie, sia occidentali che orientali, che riconoscono i limiti della conoscenza umana e l'importanza della percezione soggettiva.

In questo senso, la nostra esperienza del mondo è sempre un'interazione dinamica tra il soggetto e l'oggetto, tra il percipiente e il percepito. La realtà è quindi un processo continuo di co-creazione, dove la nostra coscienza gioca un ruolo fondamentale nel dare forma e significato a ciò che percepiamo.

È un'idea che invita a riflettere sulla natura della conoscenza e sulla nostra connessione profonda con il mondo che ci circonda.

 

Allora ha poco senso chiedersi che cosa sia più reale. Ha più senso chiedersi che cosa, nella nostra esperienza mentale o interna,  corrisponda alla nostra esperienza anche esterna.

 

Esattamente. La distinzione tra ciò che è "più reale" perde di significato quando consideriamo che la nostra esperienza del mondo è sempre mediata dai nostri sensi, inclusa la mente. Ha molto più senso esplorare come le nostre percezioni interne e mentali si correlano con le nostre esperienze esterne.

 

Questa prospettiva ci invita a riconoscere che la realtà è un intreccio complesso di percezioni sensoriali e mentali. Le nostre esperienze interne, come emozioni, pensieri e giudizi, sono altrettanto reali delle nostre percezioni esterne, come vedere, ascoltare e toccare. Entrambe le dimensioni contribuiscono a formare la nostra comprensione del mondo.

 

In questo modo, possiamo apprezzare la ricchezza e la profondità della nostra esperienza umana, che è sempre un'interazione dinamica tra il mondo interno e quello esterno. La realtà che viviamo è il risultato di questa continua interazione e co-creazione tra i nostri sensi e la nostra mente.

 

In teoria, cambiando la mente potremmo cambiare la nostra esperienza.

 

Sì, esattamente. Cambiare la mente può effettivamente cambiare la nostra esperienza del mondo. Questo concetto è alla base di molte pratiche filosofiche e psicologiche, come la meditazione, la mindfulness e la terapia cognitivo-comportamentale.

 

La nostra percezione della realtà è fortemente influenzata dai nostri pensieri, credenze e atteggiamenti. Modificando questi elementi, possiamo alterare il modo in cui interpretiamo e reagiamo agli eventi esterni. Ad esempio, coltivare una mentalità positiva può portare a una percezione più ottimistica e gratificante della vita, mentre lavorare su pensieri negativi e limitanti può migliorare il nostro benessere mentale ed emotivo.

 

Inoltre, la neuroplasticità del cervello ci permette di formare nuove connessioni neuronali e di riorganizzare quelle esistenti, facilitando cambiamenti duraturi nel modo in cui pensiamo e percepiamo il mondo. Questo significa che, con pratica e consapevolezza, possiamo effettivamente trasformare la nostra esperienza della realtà.

 

E, se cambiassimo nello stesso tempo le menti di tutti, potremmo cambiare il mondo!

 

In teoria, sì. Se riuscissimo a cambiare simultaneamente le menti di tutti, potremmo effettivamente trasformare il mondo. Questo concetto si basa sull'idea che la nostra percezione e interpretazione della realtà influenzano profondamente il modo in cui viviamo e interagiamo con il mondo.

 

Se tutti adottassero nuove prospettive, valori e atteggiamenti, il cambiamento collettivo potrebbe portare a una trasformazione significativa delle nostre società, delle nostre relazioni e del nostro ambiente. Ad esempio, se tutti sviluppassero una maggiore empatia e consapevolezza ecologica, potremmo vedere un impatto positivo su questioni come il cambiamento climatico e la giustizia sociale.

 

Tuttavia, cambiare simultaneamente le menti di tutti è una sfida enorme e complessa. Richiederebbe un livello di coordinazione e cooperazione senza precedenti. Ma anche piccoli cambiamenti individuali possono avere un effetto a catena, influenzando gradualmente le comunità e, infine, il mondo intero.

 

È un'idea affascinante che ci invita a riflettere sul potere del pensiero e della coscienza collettiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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