In tutte le religioni, anche le più
violente, sembra che l’ideale sia quello dell’uomo buono, che si sacrifica per
gli altri. Il santo cristiano e l’illuminato buddhista dovrebbero amare il
mondo e aiutare tutti, magari a prezzo della propria vita. Ma tutta questa
stucchevole bontà, che spesso è solo dimostrativa e di facciata, non solo non
risolve alcun problema, ma nasconde sotto una facciata dolciastra una verità
sgradevole.
Ciò che conta nella vita non sono la
bontà, l’amore, la compassione, ma la forza. Sono gli uomini forti e
intelligenti quelli che fanno la storia e risolvono i problemi. Madre Teresa di
Calcutta, una monaca idealizzata dalla jet
society, avrà “curato” qualche centinaio di bambini, ma un buon sistema
sanitario o un inventore di vaccini ne cura milioni.
Spesso il buono si isola nel proprio
privato non volendo vedere i problemi giganteschi cui si trova di fronte l’umanità.
Don Lorenzo Milani avrà istruito una manciata di bambini, ma un buon sistema
scolastico ne istruirà milioni.
Anche adesso il buonismo impazza nelle
cronache. Gli umanitari si gettano ciecamente a salvare clandestini in mare,
senza curarsi se questo creerà problemi giganteschi di sfruttamento e di
accoglienza. Molto meglio una politica restrittiva che non illuda gli emigranti
e non li porti a riversarsi sulle nostre coste sperando in una vita migliore.
La loro vita sarà comunque schifosa.
La bontà è spesso stupida e va a braccetto
con lo sfruttamento. I missionari religiosi che vanno in Africa o in Asia raccontano
a se stessi di farlo per bontà. Ma loro stessi vogliono convertire i popoli
alla loro religione e dunque contribuiscono allo sfruttamento coloniale di quei
paesi.
La vita va avanti non con la bontà e
nemmeno con la cattiveria, ma con la forza. Non serve a niente buttarsi a
salvare dall’annegamento qualcuno se non si sa nuotare: moriranno sia il
salvato sia il salvatore. Non serve a niente portare credenze illusorie in
popoli che ne hanno altre; si creeranno confusione, speculazione e affarismo
dei furbi colonizzatori.
Nell’evoluzione, che è una lotta
durissima, non vincono i più buoni, anzi, spesso i più cattivi. Gli uomini sono
giunti a dominare il pianeta terra non perché fossero i più generosi, ma perché
erano i più spietati. E tuttora dominano i paesi che sono più attrezzati e bellicosi
e gli individui che sfruttano meglio gli altri.
Non bisogna essere per partito preso né
buoni né cattivi, ma intelligenti, preparati e lungimiranti. Dobbiamo
fortificare noi stessi e non perdere di vista il rapporto fra interesse
individuale e interesse generale.
Il buonismo è spesso un mezzo per tacitare
la nostra coscienza. Ma è stupido.
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