Quando ci risvegliamo da un sogno
notturno, dopo un po’ dimentichiamo tutto. Ci immergiamo subito in questa
realtà cercando di spremerle tutto il possibile e il ricordo del sogno
svanisce.
Ma resta il fatto che la realtà del sogno
è stata prodotta da noi e resta dentro di noi, seppur sepolta ad un altro
livello. I due piani sono sì distinti, ma contemporanei e concentrici. E si influenzano
a vicenda. Non c’è un prima e un dopo, un qui e un là. Tutto è qui e ora…
chissà quanti piani, chissà quanti dimensioni, chissà quante vite.
Tutto qui e ora, l’una cosa dentro l’altra.
Una vita dentro l’altra.
Ma, per ricordare, dovremmo esercitare la
memoria. E invece la nostra memoria è debole ed evanescente, e ci fa pensare
che ci sia solo questa realtà. Ci dimentichiamo di tutto il resto. Ignoranza è dimenticanza.
Se avessimo una memoria divina, ci
ricorderemmo di quante vite abbiamo già vissuto, di quante vite sono presenti
in questa, e potremmo risalire a tempi in cui eravamo altre persone, maschi e
femmine. Allora capiremmo chi siamo e perché siamo così.
Purtroppo ci rimane una piccola fetta di
realtà, perché la nostra mente è limitata. Vediamo le foglie e i rami, ma non
il tronco unico e le radici profonde.
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