Per avere un’idea e un’esperienza di che
cosa significhi tenere la mente a riposo, sfruttiamo i primi momenti in cui si
svegliamo la mattina. Siamo svegli, ma la mente non è ancora in funzione: non
sta pensando, non sta ricordando, non sta facendo progetti per la giornata, non
fantastica, non si preoccupa. È pura consapevolezza.
Stabilizziamoci qui, senza cadere nella
trappola dei pensieri.
Di notte, la mente ha in parte lavorato,
producendo sogni, ma è riuscita anche ad avere un sonno non-Rem, un sonno senza
sogni, un sonno veramente riposante. Si è immersa nella coscienza substrato (alaya), che è un vuoto luminoso in cui gli
oggetti, il mondo, gli altri, l’ego e l’elaborazione concettuale sono
scomparsi; e con essi è scomparsa la tensione esistenziale.
In parte questo accade anche quando si fa
un breve pisolino durante la giornata. Quando ci si sveglia si è riposati e con
la mente fresca: infatti la mente non ha lavorato ed è rimasta ferma.
Come si vede, la natura è in grado di
ispirarci e di aiutarci quando siamo alla ricerca non di stati paranormali, ma
di stati di chiarezza e di luminosità.
Sperimentiamo in questo senso e cerchiamo
di prolungare o di “produrre” questi stati anche durante la meditazione.
Il verbo “produrre” non è esatto, perché non
si tratta di sforzarsi, pensando o non pensando, ma di essere in una condizione
di limpidezza priva dell’abituale sofferenza, il che è uno degli obiettivi
della meditazione.
Nessun commento:
Posta un commento