Dimenticarsi per un po’ del corpo e dei
problemi della mente, e stare il più a lungo possibile e il più intensamente
possibile senza pensieri, è l’essenza della meditazione, in tutte le
tradizioni.
In questa posizione, l’intero
palcoscenico dell’essere e dell’esistere si presenta come un gioco della
coscienza. Ci si accorge che non siamo miseri complessi psico-fisici che si
deteriorano e moriranno, ma qualcosa che non è mai nato e mai morirà, al di là
della coscienza individuale. Su questo sfondo sconfinato, si pone il piccolo
individuo, che ha tuttavia le capacità per espandersi.
L’individuo è destinato a morire, ma la
coscienza, come l’aria contenuta in un palloncino, si fonderà con l’intera
atmosfera.
Dobbiamo sì cercare noi stessi, ma il
vero sé sta oltre le caratteristiche individuali.
L’ultimo passo della coscienza è capire
che deve cedere il passo a qualcosa che la annulla essendo più grande di lei.
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