venerdì 4 agosto 2017

La fine della Terra

La Terra è ormai ridotta ad uno di quei frutti attaccati da parassiti, che se la mangiano tutta. Il simbolo della Giornata della Terra è proprio quello di una mela morsicata. In effetti, già ora ne mangiamo più di quanto siamo in grado di ricostituire.
In teoria l’uomo è fatto per la Terra e la Terra è fatta per l’uomo. I due dovrebbero vivere in equilibrio. Ma qui bisogna fare i conti con la natura umana, con la sua brama di possedere e di accaparrare. Al di là degli squilibri da individuo a individuo e da un popolo all’altro, è evidente che l’uomo non sa autoregolarsi ed è dominato da desideri insaziabili.
C’è quindi da chiedersi se lo sviluppo umano, sia in termini di popolazione sia in termini di sviluppo economico, sia conciliabile con il pianeta su cui viviamo. Stiamo distruggendo risorse che non sono recuperabili, ci stiamo moltiplicando oltre misura.
Già adesso dovremmo fermare la sovrappopolazione e la distruzione dell’ambiente. Siamo infatti di fronte ad una depredazione irreversibile.
Qualunque essere intelligente lo capirebbe e si fermerebbe. Ma non l’uomo, non la vita, che si basa proprio sul desiderio di espansione.
Non c’è fine ai desideri dell’uomo, un essere che non si accontenta mai. C’è dunque uno squilibrio costitutivo che si esprime, per esempio, nelle religioni che invitano a riprodursi e che lottano contro il controllo delle nascite.
C’è una spinta nel processo evolutivo universale che ci porterà ad esiti infausti, in pratica all’autodistruzione.
Forse la vita stessa è un cancro, qualcosa che porta in sé la spinta all’autoannientamento. È per questo che non troviamo altri essere “intelligenti” nell’universo. Probabilmente anche noi abbiamo raggiunto un punto di non ritorno. Siamo pronti a distruggerci o con guerre nucleari o con l’esaurimento delle risorse a nostra disposizione o con cambiamenti climatici rovinosi da noi stessi prodotti.
Ci vorrebbe un’umanità capace di autocontrollarsi e di autolimitarsi, un’umanità capace di autoconsapevolezza. Ma, a parte qualche raro individuo, le masse e i capi politici, religiosi ed economici sono famelici, e non hanno il minimo autocontrollo.


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