La Terra è ormai ridotta ad uno di quei
frutti attaccati da parassiti, che se la mangiano tutta. Il simbolo della
Giornata della Terra è proprio quello di una mela morsicata. In effetti, già
ora ne mangiamo più di quanto siamo in grado di ricostituire.
In teoria l’uomo è fatto per la Terra e la
Terra è fatta per l’uomo. I due dovrebbero vivere in equilibrio. Ma qui bisogna
fare i conti con la natura umana, con la sua brama di possedere e di accaparrare.
Al di là degli squilibri da individuo a individuo e da un popolo all’altro, è
evidente che l’uomo non sa autoregolarsi ed è dominato da desideri insaziabili.
C’è quindi da chiedersi se lo sviluppo
umano, sia in termini di popolazione sia in termini di sviluppo economico, sia
conciliabile con il pianeta su cui viviamo. Stiamo distruggendo risorse che non
sono recuperabili, ci stiamo moltiplicando oltre misura.
Già adesso dovremmo fermare la
sovrappopolazione e la distruzione dell’ambiente. Siamo infatti di fronte ad una
depredazione irreversibile.
Qualunque essere intelligente lo capirebbe
e si fermerebbe. Ma non l’uomo, non la vita, che si basa proprio sul desiderio
di espansione.
Non c’è fine ai desideri dell’uomo, un
essere che non si accontenta mai. C’è dunque uno squilibrio costitutivo che si
esprime, per esempio, nelle religioni che invitano a riprodursi e che lottano
contro il controllo delle nascite.
C’è una spinta nel processo evolutivo
universale che ci porterà ad esiti infausti, in pratica all’autodistruzione.
Forse la vita stessa è un cancro, qualcosa
che porta in sé la spinta all’autoannientamento. È per questo che non troviamo
altri essere “intelligenti” nell’universo. Probabilmente anche noi abbiamo
raggiunto un punto di non ritorno. Siamo pronti a distruggerci o con guerre nucleari
o con l’esaurimento delle risorse a nostra disposizione o con cambiamenti
climatici rovinosi da noi stessi prodotti.
Ci vorrebbe un’umanità capace di autocontrollarsi
e di autolimitarsi, un’umanità capace di autoconsapevolezza. Ma, a parte
qualche raro individuo, le masse e i capi politici, religiosi ed economici sono famelici, e non hanno il minimo
autocontrollo.
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