Nella vita di tutti i giorni, quasi
nessuno esamina le motivazioni dei propri atti, soprattutto se si tratta di
azioni che ritiene positive. In realtà si possono compiere azioni positive con
motivazioni abiette, per esempio per mostrarsi importanti, per ostentare
generosità, per farsi belli, per sentirsi buoni, per ragioni di prestigio
sociale, per competitività, per desiderio di notorietà, per mettersi a posto la
coscienza, per ambizione e così via.
Certo è difficile esaminare di continuo il
flusso dei propri pensieri e delle proprie volizioni.
Ma se, come sostengono i sostenitori del
karma, ogni nostro atto e soprattutto ogni nostra motivazione lascia una traccia
in una specie di coscienza deposito, si capisce perché stiamo tutti errando da
milioni o da miliardi di anni nel ciclo doloroso del samsara.
Nessuna infatti ha sempre una motivazione
pura e totalmente disinteressata. Perfino i grandi illuminati sono finiti
quaggiù a causa di errori o peccati compiuti nel passato.
Applicando con precisione la legge di
causa e di effetto, c’è sempre qualcosa da scontare. È per questo che la vita,
anche nel migliore dei casi, è dolorosa.
Resta comunque il fatto che, senza uno
sviluppo della consapevolezza, non c’è modo di uscire dal samsara.
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