Se la mente-coscienza fosse un prodotto
dell’evoluzione della materia, come credono gli scienziati e gli uomini comuni,
alla morte del corpo morirebbe anche la mente. Ma, se tutto ciò che vediamo,
sperimentiamo e pensiamo è un prodotto della mente che indaga e che si indaga
(autocoscienza), allora alla morte la mente potrebbe proseguire nella sua
ricerca fino a ritrovare una forma fisica e quindi ad assumere le apparenze di
un corpo.
Dove finirebbe in questo frattempo?
Potrebbe assumere una forma più “sottile” o potrebbe rientrare in ciò che in
Oriente si chiama “coscienza deposito”.
In effetti, non esiste nessuna scoperta, nessuna
misurazione, nessuna percezione e neppure nessun passato che non sia rilevato a
livello mentale. Senza la mente, non ci sarebbe nessuna realtà perché non ci
sarebbe nessuna conoscenza.
In tal senso il buddhismo (Dhammapada) afferma che “tutti i
fenomeni sono prodotti dalla mente, nascono dalla mente e sono costituiti dalla
mente”.
La mente è la conditio sine qua non del’esistenza della realtà. In tal senso è la
mente creatrice o rivelatrice.
In meditazione, la prima cosa, dopo gli
esercizi più elementari di immedesimazione e acquietamento, è la comprensione
profonda di questa verità. Perché solo partendo da essa possiamo cambiare ogni
cosa e noi stessi.
Dobbiamo cambiare la mente. È la mente che
ha reificato le cose.
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