martedì 8 agosto 2017

Contare sulla mente

Se la mente-coscienza fosse un prodotto dell’evoluzione della materia, come credono gli scienziati e gli uomini comuni, alla morte del corpo morirebbe anche la mente. Ma, se tutto ciò che vediamo, sperimentiamo e pensiamo è un prodotto della mente che indaga e che si indaga (autocoscienza), allora alla morte la mente potrebbe proseguire nella sua ricerca fino a ritrovare una forma fisica e quindi ad assumere le apparenze di un corpo.
Dove finirebbe in questo frattempo? Potrebbe assumere una forma più “sottile” o potrebbe rientrare in ciò che in Oriente si chiama “coscienza deposito”.
In effetti, non esiste nessuna scoperta, nessuna misurazione, nessuna percezione e neppure nessun passato che non sia rilevato a livello mentale. Senza la mente, non ci sarebbe nessuna realtà perché non ci sarebbe nessuna conoscenza.
In tal senso il buddhismo (Dhammapada) afferma che “tutti i fenomeni sono prodotti dalla mente, nascono dalla mente e sono costituiti dalla mente”.
La mente è la conditio sine qua non del’esistenza della realtà. In tal senso è la mente creatrice o rivelatrice.
In meditazione, la prima cosa, dopo gli esercizi più elementari di immedesimazione e acquietamento, è la comprensione profonda di questa verità. Perché solo partendo da essa possiamo cambiare ogni cosa e noi stessi.

Dobbiamo cambiare la mente. È la mente che ha reificato le cose.

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