Ma chi è che muore veramente? Chi è che
nasce? Qual è il soggetto?
Non certo l’io individuale, che si trova
sospinto in queste situazioni, ma un insieme di cause e condizioni che prima
fanno nascere un individuo e poi lo fanno morire.
Non sono certo io che nasco. E, a meno che
non mi suicidi, non sono io che muoio. No, è l’universo che mi fa nascere e mi
fa morire. Io non decido: non c’è il mio io che decide. Il mio io è il
prodotto, anche perché, per formarlo, ci vogliono mesi o anni.
Prima che il bambino riconosca di essere
un io, passa un bel po’ di tempo. In tutto quel tempo, sono altre forze che lo
fanno crescere.
Potremmo dire che c’è un Dio che decide
tutte queste azioni. Ma, perché attribuire ad un essere ignoto, la responsabilità
di azioni che possono andar molto male, che creano comunque sofferenza?
Lo stesso succede con le azioni più
importanti della vita. Sono io che mi addormento, io che sogno, io che mi
innamoro, io che mi ammalo, io che invecchio? Se per esempio mi innamoro, sono
io che mi innamoro o è il fatto che trovo qualcuno che assomiglia a mio padre o
a mia madre? Insomma, io non decido nulla.
Sono ben poche le azioni e le scelte
attribuibili all’io, al mio io. L’io
non è mio, l’io mi viene appioppato.
Il mio io si forma solo quando faccio
queste considerazioni, solo quando divento consapevole. Prima è un ente
condizionato, come quello di un insetto o di un animale.
Dunque, la possibilità di creare un io
dipende dalla mia consapevolezza.
La “preziosa vita umana” è un’occasione.
Ma, per coglierla e farla fiorire, dobbiamo sviluppare l’intera nostra
consapevolezza. Dopo la nascita naturale, dobbiamo ancora nascere.
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