La cosa più difficile, in meditazione, è
lasciare che la consapevolezza rimanga nel suo stato naturale. Non bisogna cioè
cercare né particolari pensieri, né particolari stati d’animo.
Dobbiamo lasciarla così, non contaminata,
non condizionata dalle nostre paure e dalle nostre speranze.
La consapevolezza deve rimanere come lo
spazio aperto su cui passano - come nuvole o ombre - idee, immagini, ricordi, visioni,
sensazioni e tutto il materiale che di solito affolla la nostra mente.
Lasciamo che queste percezioni passino e
se ne vadano. In fondo si tratta di apparenze, di fantasmi con poca consistenza
Non agitiamoci, non fissiamoci, non
afferriamoci. Se cerchiamo solo esperienze piacevoli, alla fine emergeranno anche
quelle spiacevoli: non si sfugge a questa regola dialettica.
L’immaginazione è molto potente: ha creato
l’intero mondo allucinatorio che vediamo.
Gli uomini sono malati – malati di mente.
Sono schizofrenici che soffrono per le loro stesse visioni.
Riconosciamo il mondo per quello che è:
una proiezione della nostra mente.
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