Nel mondo dello spirito, non s’illumina
solo un sé separato, un ego che dice: “Io sono io e nient’altro che me stesso,”
ma un sé che dice: “Io sono parte di questo e parte di quello, sono i miei
famigliari, i miei antenati, i miei connazionali, l’umanità intera, gli
animali, le piante, i minerali… Io sono un po’ di tutto, io sono perché c’è
tutto il resto”.
Quando ci si illumina, si illumina tutto
ciò che ci ha portati a illuminarci.
È come un atleta che, nel momento in
cui vince una medaglia d’oro mondiale, riconosce: “Ho vinto io, d’accordo; ma
con me hanno vinto tutti coloro che mi hanno preparato, coloro che mi hanno
sostenuto, il paese che mi ha dato questa possibilità, i campioni del passato e
così via.
C’è sempre un concorso di cause. L’individuo
è un collettore e il punto finale di tanti sforzi.
È un io che trascende se stesso e si
sente parte del tutto.
E queste stesse considerazioni sono
già una forma di illuminazione.
Buonasera, sto leggendo il suo libro L'arte della serenità interessante, come il suo blog.
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