Quando parliamo di amore, ci viene in
mente la nostra piccola esperienza affettiva: è inevitabile che sia così.
Ma che cosa possono significare
questi nostri schemi affettivi, queste nostre meschine possessività, con la
realtà dell’incondizionato, dell’infinito, dell’eterno?
Lo stesso vale per la teologia
trinitaria, che ci vorrebbe far credere che l’assoluto sia composto di un
padre, di un figlio e di una madre en
travesti, lo spirito santo. Che cosa possono significare questi nostri
schemi famigliari con un’immensità che neppure capiamo?
Il moscerino che si trova di fronte
un computer, cercherà di scoprire se c’è qualcosa di appiccicoso sui tasti o
sullo schermo. Non cerca e non vede
altro.
Il problema è che non solo sono
limitate le nostre parole e i nostri pensieri, ma anche le nostre esperienze.
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