Quando si scatena un cataclisma come il
recente terremoto in Italia centrale, per un po’ tutti tacciono. Il disastro è
troppo grande per utilizzare parole impotenti e inutili. Nessuno sa e si sente
di dare spiegazioni “religiose.”
Ma passata qualche ora o qualche
giorno, ecco che i preti riprendono le solite litanie, i soliti funerali, i
soliti rituali. “Padre eterno, affidiamo a te l’anima di Tizio, Caio, Sempronio…
pensaci tu”.
L’evento e l’ingiustizia sono troppo
grossi per imbastire discorsi teologici. Ci si affida alle frasi fatte e alle
cerimonie collaudate.
Qualcuno arriva a dire: “Ma, in
fondo, noi non crediamo nella morte. Sappiamo che Dio premierà e salverà …”.
Eppure, abbiamo appena avuto la
dimostrazione che tutte quelle idee su un Dio che è giusto, caritatevole e
protettivo, sono sbagliate, e che quell'immagine di Dio è crollata proprio come i campanili e le chiese.
Quale altra prova vogliamo? Siamo di fronte alla realtà di un universo che agisce come un meccanismo insensibile alla sorte dei singoli.
Sono solo i singoli che possono capirlo e cercare di intervenire per cambiare il proprio destino. Ma se si affidano alle supreme Autorità...
Sono solo i singoli che possono capirlo e cercare di intervenire per cambiare il proprio destino. Ma se si affidano alle supreme Autorità...
Che un giorno sicuramente l'uomo capira', penso che al livello attuale l'umanità^sia pervasa dalla paura
RispondiElimina