venerdì 26 agosto 2016

La felicità come discrimine

In questo mondo costruito da una mente bipolare, non c’è niente che sia buono o cattivo di per sé. Anche la consapevolezza, per esempio, può avere un influsso negativo se viene concentrata solo sui nostri difetti e sulle nostre mancanze, perché finisce per produrre complessi di inferiorità, di sfiducia e di sottovalutazione.
Lo stesso per la concentrazione: se viene diretta verso il potenziamento dell’ego, chiude e isola; se viene diretta verso l’allargamento e l’interconnessione, produce espansione spaziosità.
Consapevolezza e concentrazione, se convenientemente dirette, portano ad una visione profonda di sé e del mondo e favoriscono la saggezza.
Occorre dunque saper osservare e discriminare, in base ad un determinato criterio.

Il criterio di base è lo stato del nostro benessere: se consapevolezza e concentrazione aumentano la nostra felicità, sono ben dirette. Se invece non riusciamo ad uscire da uno stato di tensione e di sofferenza, siamo sulla strada sbagliata.

1 commento:

  1. Nè più nè meno, sintetizzato in 4 righe, quello che disse il grande Spinoza

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