Dice il Dhammapada, la nota scrittura buddhista: “Il sé deve essere il
Signore del sé; quale altro Signore dovrebbe esserci?”
In effetti, chi cerca “Signori” già
si predispone ad essere sottomesso, ad essere uno schiavo; e, quindi, come
potrebbe aspirare alla liberazione, cioè alla completa emancipazione?
Ma non è finita qui: perché ci
dev’essere comunque un Signore… seppur di se stessi? Non sarebbe meglio che
anche il rapporto fra sé e sé non fosse dominato da nessuno? Che non si riducesse
ad un rapporto tra dominante e dominato?
Se non vuoi essere dominato, non devi
neppure voler essere un dominante.
Anche quando Gesù dice: “Sia fatta la
tua volontà, non la mia” non vuole indicare che ci sia un Padre-Padrone
dell’universo, un’unica universalità, una Singolarità che domina tutto, ma
vuole indicare la volontà del tutto.
Spersonalizziamo Dio, togliendoli
ogni antropocentrismo e ogni connotazione mitologica.
Dio non è un Capo che comanda, ma è
più simile ad una rete, dove ci sono tanti nodi e nessuno che controlli tutti.
Ci vuole democrazia anche in cielo.
Purtroppo, la nostra concezione di
Dio risale ad epoche in cui esistevano i Monarchi assoluti, i Despoti, i “Signori”
appunto.
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