La tragedia dell’uomo è che crede di
essere “colui che pensa,” mentre sarebbe meglio dire che è “colui che viene pensato.”
Noi infatti abbiamo un controllo
minimo sui nostri pensieri, che proliferano praticamente da soli, in un flusso
continuo e caotico. Solo se ci concentriamo su un problema specifico, riusciamo
per un po’ a indirizzare il pensiero dove vogliamo. Questo ci dice l’importanza
della concentrazione.
E, se non riusciamo a scegliere i
nostri pensieri, figuriamoci se riusciamo a non
pensare.
Insomma, se la gloria dell’uomo è il
pensiero, si tratta di una gloria in gran parte immeritata.
Eppure è proprio questo che dobbiamo
fare. Primo, dare un ordine ai pensieri sparsi, che sono in realtà suscitati da
mille condizionamenti, esterni ed interni. E, secondo, riuscire a fermarli.
Chi padroneggi questa capacità, ha in
mano il mondo – tenuto conto del fatto che il nostro modo di vedere il mondo è
in stretta dipendenza dal nostro modo di pensarlo.
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