Già nelle Upanishad si invitava ad
andare al di là delle nostre distinzioni tra bene e male.
Nello stesso senso, il maestro chan
Seng-tsan diceva: “Liberatevi della mente che pensa: questo è bene, questo è
male”.
Anche
un altro maestro chan,
Yun-men (Ummon), ripeteva: “Ogni giorno è un buon giorno”.
E Kipling, in una sua famosa poesia,
parlando del successo e dell’insuccesso, scriveva: “Tratta questi due impostori
nello stesso modo”.
Qualunque cosa succeda, comunque
vada, che si vinca o si perda, che ci capiti del “bene” o del “male”, èla
nostra mente che alla fine emette i giudizi – e non può che emetterli nella sua
maniera dualista. Ma gli eventi in sé, diciamo “agli occhi dell’universo”, non
sono né buoni né cattivi.
Il fatto che una gazzella venga
divorata da un leone, è un male per la gazzella, ma un bene per il leone. E,
agli occhi dell’universo, è certamente ciò che si richiedeva, al di là delle
categorie di bene e di male.
Certo, per noi è impossibile avere
una tale visione distaccata e imparziale. Ma non è impossibile capirla.
Nessun commento:
Posta un commento