Per sapere come meditare, dobbiamo
prima capire che cosa sia meditare; e, poiché l’intelletto non è adatto a
capire ciò che mira a superarlo, cerchiamo di comprendere che cosa non sia meditare.
Quando ci sediamo e cerchiamo di restare
immobili, quieti e in silenzio, in realtà non siamo ancora in meditazione.
Perché la nostra mente si mette a pensare, a riflettere, a ricordare, a
immaginare, a fantasticare, ecc.
La meditazione è un’altra cosa: è
cercare di smettere tutta questa attività mentale, in modo che fra noi e le
cose non ci sia lo schermo della mente che interpreta, divide e distorce.
Se cerchiamo di concentrarci su una
sola cosa: una luce, un suono, il respiro, un’immagine, la nostra stessa
consapevolezza o il nostro essere,
facciamo un passo in avanti perché riduciamo le molteplici attività mentali ad
una sola.
Già questo è difficile, anche se è
sempre possibile farlo nella vita comune, come quando ci concentriamo
fortemente su un’unica attività. Può essere un problema che dobbiamo risolvere o
un’attività naturale come il sesso. In questi casi, siamo fortemente motivati
alla concentrazione e gli altri interessi spariscono.
Ma in meditazione dobbiamo fare un
ulteriore passo: dobbiamo introdurre una motivazione di volontarietà e dobbiamo
perdurare più di qualche secondo.
Il problema è che la nostra mente è
fatta per muoversi e per divagare, e, se non c’è un particolare interesse, non
ama la concentrazione.
Dobbiamo dunque ricordarci che ciò
che cerchiamo è di vitale importanza, non un gioco mentale. Dobbiamo tener
presente che cerchiamo di uscire dai condizionamenti abituali e che la meta che
ci attende è la liberazione e la visione della verità-realtà.
Per capire come e che cosa fare,
proviamo a concentrarci il più a lungo possibile, con gli occhi chiusi, su un
punto immaginario verso la punta del naso (con sensibilità del passaggio del
respiro attraverso le narici) o verso il centro della fronte.
Verifichiamo per quanto tempo riusciamo
a non divagare con il pensiero.
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