Finché il nostro sguardo non si fa
distaccato e impersonale, come quello di uno scienziato, finché restiamo
immischiati nelle tragicommedie della vita, non riusciamo a comprendere.
Dobbiamo fare un passo indietro e
osservare l’intero panorama, con noi dentro. Dobbiamo per così dire
spersonalizzarci, de-individualizzarci, per ritrovare lo sguardo della
trascendenza e dell’obiettività.
Questo “sguardo di saggezza” non è
più la nostra consapevolezza, ma la consapevolezza che l’Essere ha di se stesso
in noi.
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