La nostra società non favorisce la
meditazione, per il semplice motivo che impegna continuamente la nostra mente,
le nostre energie e a nostra attenzione. Non vuole che ci distraiamo e ci
distacchiamo. Ogni giorno ci richiede un impegno e un’adesione ai problemi.
In questo modo, è come se le nostre
menti e le nostre stesse volontà fossero sempre pilotate dall’esterno. Basta
esaminare ogni tanto lo stato della nostra mente: in che cosa è impegnata?
È sempre impegnata in qualcosa: non
solo dobbiamo risolvere mille problemi pratici, ma ci mettiamo a riflettere, a
ricordare, a preoccuparci, a soffrire d’ansia, a chiacchierare mentalmente, a
prevedere, a calcolare e a fantasticare.
Per uscire da questa situazione (che
diventa stressante e coinvolgente in modo totalizzante), dobbiamo
periodicamente, durante la giornata, fare il punto della situazione. In che
condizione si trova la mia mente? In che cosa è impegnata? Qual è il mio stato
d’animo?
Ci si renderà conto, allora, che
siamo sempre sotto pressione e che veniamo
pensati anziché pensare.
Dobbiamo dirci: “Basta! Stop! Devo
ricuperare un attimo di tregua, un attimo per me stesso!”
Usciamo dalle preoccupazioni che
siamo indotti a rimuginare. Guardiamo fuori dalla finestra, concentriamoci
sulla sensazione fisica del respiro, fissiamo a occhi chiusi un punto
immaginario.
Prima pensiamo a come siamo
condizionati dal mondo esterno e da noi stessi, e poi pensiamo allo stato
meditativo.
Infine, cerchiamo di passare dal
semplice pensare allo stato meditativo alla sua effettiva esperienza. È una questione di salvezza, non in
senso etico o religioso, ma in senso pratico.
Salviamoci dalla piovra che divora il
nostro tempo e le nostre energie. C’è un’altra dimensione a cui possiamo
accedere.
Bellissimo!
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