mercoledì 13 luglio 2016

Salvarsi dal mondo

La nostra società non favorisce la meditazione, per il semplice motivo che impegna continuamente la nostra mente, le nostre energie e a nostra attenzione. Non vuole che ci distraiamo e ci distacchiamo. Ogni giorno ci richiede un impegno e un’adesione ai problemi.
In questo modo, è come se le nostre menti e le nostre stesse volontà fossero sempre pilotate dall’esterno. Basta esaminare ogni tanto lo stato della nostra mente: in che cosa è impegnata?
È sempre impegnata in qualcosa: non solo dobbiamo risolvere mille problemi pratici, ma ci mettiamo a riflettere, a ricordare, a preoccuparci, a soffrire d’ansia, a chiacchierare mentalmente, a prevedere, a calcolare e a fantasticare.
Per uscire da questa situazione (che diventa stressante e coinvolgente in modo totalizzante), dobbiamo periodicamente, durante la giornata, fare il punto della situazione. In che condizione si trova la mia mente? In che cosa è impegnata? Qual è il mio stato d’animo?
Ci si renderà conto, allora, che siamo sempre sotto pressione e che veniamo pensati anziché pensare.
Dobbiamo dirci: “Basta! Stop! Devo ricuperare un attimo di tregua, un attimo per me stesso!”
Usciamo dalle preoccupazioni che siamo indotti a rimuginare. Guardiamo fuori dalla finestra, concentriamoci sulla sensazione fisica del respiro, fissiamo a occhi chiusi un punto immaginario.
Prima pensiamo a come siamo condizionati dal mondo esterno e da noi stessi, e poi pensiamo allo stato meditativo.
Infine, cerchiamo di passare dal semplice pensare allo stato meditativo alla sua effettiva esperienza. È una questione di salvezza, non in senso etico o religioso, ma in senso pratico.

Salviamoci dalla piovra che divora il nostro tempo e le nostre energie. C’è un’altra dimensione a cui possiamo accedere.

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