Non appena ci si trova di fronte alla
realtà dei preti pedofili, ci si accorge subito che la Chiesa continua a fare
ostruzionismo e che, nonostante tutti i suoi nobili discorsi, non s’interessa
minimamente alle piccole vittime. Per esempio, in questi giorni, un importante
esponente di Comunione e Liberazione, nonché fondatore del Banco alimentare,
rettore del Liceo linguistico di Cremona e parroco della Chiesa della
Santissima Trinità, Mauro Inzoli, è stato condannato a quattro anni e nove mesi
per abusi su cinque minori (dai 12 ai 16 anni). Dovrà inoltre risarcire le
vittime con 25.000 euro ciascuna. Esistono però altre quindici vittime, per i
quali gli stessi reati sono caduti (assurdamente, per la legge italiana) in
prescrizione.
Ora, sia Ratzinger sia Bergoglio
avevano dichiarato tolleranza zero di fronte a questo tipo di reato dei
sacerdoti, tanto che, dal 2004 al 2013, ben 884 preti erano stati sospesi a
divinis. Ma questa volta no: benché Ratzinger avesse deciso di ridurre allo
stato laicale don Mauro Inzoli, ribattezzato “don Mercedes” per la sua passione
per le auto di lusso, Bergoglio ha cambiato idea: il reo dovrà limitarsi ad una
“vita di preghiera e di umile
riservatezza, come segni di conversione e di penitenza.” Insomma, aria fritta.
Come mai tanta mitezza? Forse non
bastavano diciannove vittime? O forse la potenza e la ricchezza di Comunione e
Liberazione hanno toccato il papa argentino?
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