Quei musulmani che, vivendo in
Italia, non mandano le figlie a scuola per non farle contaminare dalla
mentalità e dal modo di vivere occidentali, sono prigionieri della loro
cultura, e sono dannosi a sé e agli altri. Poiché sono abbarbicati a
determinati valori, non possono capire quelli degli altri. Hanno la mente
chiusa.
Si tratta in effetti di una prigionia
culturale.
Noi li guardiamo con compatimento. “Poveretti,
come sono limitati!” Ma non ci rendiamo conto che siamo anche
noi prigionieri della nostra cultura.
Tutti abbiamo credenze, convinzioni e
schemi mentali che non mettiamo quasi mai in discussione. Siamo come fedeli
soldatini che eseguono ordini senza mai chiedersi se siano validi.
Pochi riescono a vedere al di là dei
propri condizionamenti sociali. Di conseguenza siamo prigionieri a vita della nostra
mente.
La prima cosa, quindi, è riuscire a
mettere in discussione i valori in base a cui ci muoviamo. Ed è questo che fa la
meditazione. Non ti dice: “Questo è giusto e quello è sbagliato”. Ti dice: “Renditi
conto, sii consapevole, prendi le distanze dalla tua cultura, dalla tua mente…
sempre che tu voglia capire qualcosa del mondo e del modo in cui vivi e,
possibilmente, andare al di là”.
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