venerdì 27 maggio 2016

Sila: la moralità

In meditazione, il rispetto delle norme etiche non ha uno scopo morale. Ha lo scopo di non agitare e non inquinare la mente con desideri inutili o sbagliati. Anche l’etica, insomma, viene messa al servizio del risveglio.
Se, a questo scopo, fosse necessario infrangere qualche norma etica convenzionale, allora una simile violazione non sarebbe più qualcosa di immorale.
In realtà, nessuna virtù morale porta di per sé al risveglio. È questo che differenzia la meditazione dalle religioni.
Le religioni vi dicono che, se vi comportate bene, se siete obbedienti all’Autorità, verrete premiati. La meditazione vi dice che non basta: dovete essere consapevoli, dovete capire. Quando capirete, potrete sapere autonomamente che cosa sia giusto e che cosa no.
Oltretutto, quando parliamo di norme morali, ci riferiamo di solito a certi sempliciotti decaloghi più o meno universali: non uccidere, non rubare, non mentire, non drogarsi, non fornicare, ecc. Ma in questi elenchi di leggi mancano sempre le cose più importanti: non competere, non desiderare il potere, non voler primeggiare, non voler essere famosi, non invidiare, non voler arricchirsi, non disprezzare gli altri, non essere egocentrici, ecc.

Queste caratteristiche del carattere e del comportamento possono essere ben più devastanti, ben più corrosive del far sesso, del dire qualche bugia. Come succede a certi moralisti che, all’apparenza sono virtuosi, perché non infrangono le leggi comuni e fanno beneficenza, ma, nel profondo, sono rosi da ambizioni e avidità.

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