Ad un maestro zen fu chiesto cosa fosse
lo zen. E lui rispose: “Mangiare quando si ha fame e dormire quando si ha sonno”.
Ma non è quello che fanno tutti?
No, perché la maggior parte delle
persone, quando mangia e perfino quando dorme, continua a fare mille altre cose
– e soprattutto continua a pensare ad altro. Non è presente.
Fra l’altro, questa mancanza di
presenza mentale è fonte di stress, dato che la mente non trova mai tregua, non
è mai presente in ciò che fa, continua a preoccuparsi e ingigantisce ogni
paura.
Il pensiero, ovviamente, è il pregio
dell’uomo. Nessun altro essere può pensare come lui.
Ma pensare ed essere cosciente
comportano un prezzo (come al solito): ci provocano angoscia e ansia, che gli
altri animali non hanno.
In tal senso, angoscia e ansia sono i
prodotti di un eccesso di pensiero. Il quale si trasforma, da funzione sublime,
a persecutore. È come una droga che all’inizio è piacevole, ma poi ti domina.
Il problema dell’uomo moderno (o dell’uomo
tout court) è tutto qui: non riuscire
a controllare il proprio pensiero e diventarne la vittima.
Qui entra in campo la meditazione, che
è il tentativo di mettere sotto controllo la mente. Cosa che è d’altronde molto
difficile. Perché fermare il pensiero con un altro pensiero è un controsenso.
Bisogna dunque mettere in atto una
strategia di rallentamento, rilassamento, silenziamento e svuotamento della mente che passi anche per
una riequilibratura psiche-soma, dato che, quando si calma il corpo si calma
anche la mente. Ecco perché si può ricorrere a certi metodi: seguire o
controllare il respiro, assumere determinate posture o compiere determinati
movimenti che ricostruiscano la sintonia tra l’aspetto fisico e l’aspetto
psichico.
Rilassare la mente non significa
spegnerla del tutto, ma trovare una nuova (o antica) pace perduta.
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